Con Naspi penalizzati gli stagionali del settore turismo

L’introduzione della Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi) ha comportato forti penalizzazioni per le lavoratrici e i lavoratori stagionali, in particole, ne ha risentito il comparto turistico e termale, un settore ritenuto strategico per l’economia del nostro paese, che ha nella stagionalità della domanda uno dei suoi limiti più vistosi.
Molte imprese tra alberghi, villaggi turistici, campeggi, strutture ricettive e pubblici esercizi aprono stagionalmente, in periodi dell’anno predefiniti e possono garantire occupazione solo per pochi mesi. Con i precedenti regimi di sostegno al reddito (disoccupazione ordinaria, aspi) i lavoratori stagionali potevano, lavorando almeno sei mesi l’anno, anche in diverse parti del paese e/o per diversi datori di lavoro, ottenere una tutela reddituale adeguata per ulteriori sei mesi.
Ora a seguito del riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria, non sarà più così. Far pagare a questi lavoratori circa 300mila solo nel settore turismo, un deficit storico della nostra industria dell’ospitalità è un’operazione socialmente iniqua, con conseguenze pesanti per le imprese riflessi drammatici sulla offerta turistica complessiva.
Per l’anno 2015 l’Inps e il Governo hanno trovato temporaneo rimedio a questa situazione, ma rimane aperto il problema per il futuro a partire dall’anno in corso. L’individuazione di una soluzione a lungo termine per il sostegno al reddito dei lavoratori stagionali del turismo non è più rinviabile la continuità occupazionale, l’incentivazione di forme contrattuali che non nascondano lavoro irregolare, a partire dall’uso e abuso dei voucher, istituto questo divenuto ormai la nuova frontiera della precarietà e della irregolarità sono passi decisivi anche per aumentare la qualità dei servizi e far si che il turismo diventi realmente una risorsa per l’economia del nostro paese.
Alfredo Magnifico

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