Sarà che al Comune di Campobasso tutta l’attenzione è incentrata sull’acquisto di libri per 100.000 euro di soldi pubblici, sarà che tutta l’attenzione è mirata alla completa cementificazione della città (vedi ennesimo supermercato in via di arrivo a Parco dei Pini) che non si trova il tempo per aiutare i cittadini ad abbassare il proprio peso fiscale e a garantire tariffe di locazione calmierate e concordate. Nonostante una solitaria battaglia la Presidente della Federazione degli agenti immobiliari molisani Dina D’Onofrio è scoraggiata. “Di questo argomento non voglio parlare più, tanto è inutile. Ho offerto la collaborazione gratuita al comune di Campobasso per arrivare ad una definizione dei canoni concordati, ho ricevuto solo pacche sulle spalle ed incoraggiamenti ma alla fine a Campobasso la tassazione sui canoni resta doppia rispetto al resto d’Italia. Basterebbe che il comune si attivasse ma, evidentemente, ci sono altre priorità che non quella di aiutare i cittadini ad affittare a prezzi più bassi e a sgravare il peso fiscale sulle locazioni”. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della cosiddetta cedolare secca, la nuova modalità di tassazione dei canoni di fitto introdotta nel 2011. Si tratta di un regime di tassazione alternativa a quella ordinaria che consente al locatore di pagare un’aliquota fissa sull’intero canone delle locazioni adibite ad abitazioni per i contratti a canone libero, i contratti convenzionali e su qualsiasi contratto di locazione per uso abitativo. Il legislatore ha stabilito una aliquota di cedolare secca per così dire ordinaria del 21% ed ha introdotto un regime agevolato nel caso in cui il canone di fitto sia concordato, con l’aliquota abbassata al 10%. Per stipulare un contratto a canone concordato bisogna però preventivamente definire specifici criteri legati al territorio tramite l’intervento delle associazioni sindacali di . E per fare questo è necessario l’impulso e la definizione della locale amministrazione comunale. accordi territoriali stipulati nel comune di Campobasso sono fermi al 1999 e quindi oggi a distanza di 16 anni non sono più applicabili. E se non applichi questi canoni non puoi stipulare i contratti agevolati. Agevolati si badi bene per ambo le parti: gli affittuari usufruiscono di canoni non eccessivi, predeterminati secondo le medie di settore, i proprietari in cambio hanno una tassazione sui redditi da fitto assai agevolata. Ma il Comune di Campobasso, cui spetta l’aggiornamento e la definizione dei nuovi patti territoriali in base ai quali stipulare i contratti a canone concordato sostanzialmente se ne è infischiato. “A Campobasso non è oggi possibile stipulare contratti a canone concordato perché quelli definiti nel 1999 sono del tutto superati e non più applicabili. Questo significa che gli inquilini non hanno la possibilità di affittare a prezzi calmierati e i proprietari pagano il doppio in più delle tasse sui redditi da locazione. In una città che vive una crisi economica drammatica mi sembra che l’assenza del Comune sia scioccante. Purtroppo io ci ho provato in tutti i modi ma non ci sono riuscita e non so davvero cosa fare più” conclude Dina D’Onofrio.
Il suo scoramento è anche il nostro, anche se da queste colonne vogliamo lanciare un ultimo appello all’amministrazione comunale. Una rapida soluzione della vicenda potrebbe fare una boccata d’ossigeno ad un settore immobiliare che, specie a Campobasso per le politiche assurde seguite negli anni trascorsi (ci sono appartamenti per una popolazione residente doppia rispetto a quella effettiva) sta vivendo una crisi drammatica e devastante.