Si sono incontrati a Roma lo scorso 6 luglio i principali protagonisti della filiera Grano-Pasta, un tavolo da 61 miliardi di euro che raggruppa quasi la metà dell’agroindustria italiana. “Mietitura a porte aperte” il nome del convegno in cui i rappresentanti del mondo agricolo e dell’industria di trasformazione hanno incontrato i media per fare il punto della situazione a sei mesi dalla firma dello storico Protocollo d’intesa volto a valorizzare il grano italiano di qualità e rendere la pasta una filiera più integrata e competitiva.
In un contesto di dialogo costruttivo ed estrema apertura, sono stati presentati i risultati ottenuti finora, le prospettive del raccolto 2018 del grano duro e le misure previste per l’immediato futuro affinché l’Italia continui a detenere il titolo di leader mondiali della pasta che le spetta.
Il protocollo d’intesa della filiera individua 5 punti d’intervento per rendere più competitiva la filiera e valorizzare la qualità del grano duro italiano: incrementare in modo sostenibile la disponibilità e la qualità di grano duro nazionale per venire incontro alle esigenze dell’industria molitoria e della pasta; incentivare e sostenere l’agricoltura virtuosa (anche attraverso premi di produzione legati al raggiungimento di determinati standard qualitativi del grano); concentrare progressivamente l’offerta di grano duro e censire i centri di stoccaggio idonei alla conservazione del grano duro di qualità, stimolare formazione, ricerca e innovazione nella filiera italiana grano-semola-pasta e, infine, promuovere e difendere in maniera coesa un’immagine forte della pasta italiana, garantendone la sicurezza anche attraverso la tracciabilità informatica dei vari passaggi della filiera.
Tra i relatori intervenuti Fabio Manara, Presidente COMPAG, che ha colto l’occasione per sottolineare che “i soci di COMPAG sono un punto di raccordo strategico tra agricoltori e trasformatori, perché forniscono alle aziende agricole non solo i servizi di post-raccolta ma anche quelli agronomici per il raggiungimento dei requisiti di qualità richiesti. La creazione di valore lungo la filiera che gli accordi tra operatori dovrebbe garantire potrà portare benefici diretti a tutti i protagonisti, concentrando le risorse sulla persecuzione di obiettivi comuni e condivisi. Inoltre” ha continuato Manara, “auspichiamo che la valorizzazione del grano duro italiano possa non solo conservare ma anche ampliare le attuali superfici”. Si sono susseguiti poi gli interventi di Paolo Barilla, Presidente AIDEPI, Giorgio Mercuri, Presidente Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Franco Brazzabeni, Presidente sezione Cereali a paglia, Assosementi, Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura, Gianmichele Passerini, Giunta Nazionale Cia-Agricoltori Italiani, Franco Verrascina, Presidente Copagri, Cosimo De Sortis,Presidente ITALMOPA, Giuseppe Scarascia Mugnozza, DIBAF Università della Tuscia.
Con il supporto del moderatore Roberto Pippan, Direttore GR RAI, i relatori sono stati invitati ad entrare nel merito del protocollo per capire le motivazioni e le opportunità che esso rappresenta. Il Protocollo, infatti, è stato una risposta concreta, volontaria e “di squadra” dell’intera filiera alle criticità individuate come ostacoli alla crescita del settore, e come tale ha ottenuto un consenso generale a cui ha fatto seguito un naturale impegno. È emerso inoltre come la Filiera grano-pasta, sempre più coesa anche grazie alla recente adesione di Assosementi e COMPAG al Protocollo; abbia stretto una partnership triennale con l’Università della Tuscia che si occuperà si occuperà di mappare il grano duro italiano e definire disciplinari e contratti-quadro di coltivazione. Non poteva mancare, all’ordine del giorno, il punto della situazione della mietitura ancora in corso: per quest’anno sono previste 4,2 milioni di tonnellate di grano duro di buona qualità, ma permangono i timori relativi alle forti piogge e alle importazioni che, sebbene in calo, sono tuttora necessarie per soddisfare la domanda di mugnai e pastai. Si è sottolineato, infine, che l’Italia rimane il leader mondiale della pasta con la sua produzione di 3,3 milioni di tonnellate, ma la concorrenza di Turchia ed Egitto è forte e il Protocollo rappresenta una vincente strategia di difesa congiunta.
Tutti i relatori hanno avuto modo di sottolineare, ciascuno per l’ambito di propria competenza, i notevoli vantaggi rappresentati dal Protocollo per la soluzione delle criticità che attualmente interessano l’intero settore. Emblematico ancora l’intervento di Fabio Manara, che ha spiegato come la “polverizzazione dell’offerta e la mancanza di strutture di stoccaggio adeguate abbiano finora reso difficile la valorizzazione e la classificazione del grano duro italiano. In Italia ci sono circa 1.000 centri di stoccaggio, ma il grano duro rappresenta solo il 26% del totale dei cereali conservati. Per i fabbisogni attuali e futuri di agricoltori, mugnai e pastai bisogna garantire stoccaggi differenziati per classi di qualità della granella.”
I lavori si sono conclusi con una visita a un campo di grano per assistere alla mietitura, giusta coronazione di un incontro caratterizzato da concretezza e voglia di fare.