È un dato sconvolgente – afferma il Coordinatore della CISL Antonio D’Alessandro – che, al giorno 5 di febbraio, i deceduti causa Covid sul pianeta siano stati 2.665.354. Sono numeri spaventosi, che richiamano alla memoria quelli di una guerra mondiale. E non vanno dimenticate l’angoscia e la sofferenza che si celano dietro tutti questi decessi ed al fatto che la maggior parte sono avvenuti in solitudine, senza la presenza dei familiari, senza l’affetto ed il sostegno delle persone care. A questa sofferenza va aggiunta quella di non poter dare un degno funerale ai propri congiunti.
Alla pandemia si è aggiunta la perdurante crisi economica. In questa situazione di difficoltà sanitaria globale, di incertezza, di stasi sociale e di chiusura, l’intera economia mondiale è in pericoloso dissesto. Gli stati sono intervenuti con grossissimi finanziamenti per far fronte all’emergenza sanitaria, facendo ricorso ad ulteriore indebitamento nei confronti della Banca Europea ed aumentando il debito pubblico.
La considerazione da fare – afferma Antonio D’Alessandro – è che la crisi ormai coinvolge e sconvolge un mondo globalizzato, costruito sull’ingabbiamento economico e sulla competizione finanziaria. Ingabbiamento nel senso che ormai ad ogni scelta economica operata da uno stato può corrispondere una ritorsione economica da parte di altri stati, in un contesto globale che ormai determina conseguenze a livello mondiale.
Se fino ad ora è stato improponibile portare avanti iniziative e strategie confrontandosi con un governo caratterizzato da una maggioranza litigiosa, auspichiamo che il nuovo esecutivo – conclude il Coordinatore della CISL Antonio D’Alessandro – possa davvero assumersi la responsabilità di decidere in breve tempo a cosa destinare le notevoli risorse economiche, come effettuare investimenti ed in quali settori intervenire. È innegabile che i finanziamenti debbano servire per investire e creare ricchezza domani per i nostri figli, intervenendo nelle aree più disagiate del Paese e, pertanto, come raccomandato anche dall’Europa, ci sarebbe bisogno di investimenti nel sud.