C’è ancora spazio per vecchie e nuove professioni?

Nel mercato del lavoro si sta diffondendo un allarme, entro il 2030 ogni anno andranno in pensione mezzo milione di lavoratori,ma i giovani in grado di sostituirli saranno molti di meno e questo sarà il vero problema, entro la fine del decennio l’Italia soffrirà la mancanza di almeno 100mila lavoratori l’anno.

Per Censis, le ragioni sono demografiche: in dieci anni gli occupati al di sopra dei 50 anni sono aumentati di quasi tre milioni mentre sono diminuiti i lavoratori più giovani, che hanno dai 15 ai 34 anni.

Il portale per la selezione e l’offerta occupazionale in Italia, conferma l’andamento generale evidenziando che, da gennaio a ottobre, i lavoratori in cerca d’occupazione appartenenti alla fascia d’età compresa tra i 35 e i 54 anni aumentano del 9% rispetto al 2020, mentre, i giovani tra i 18 e i 24 anni, sono diminuiti, passando dal 17% di tre anni fa al 10% di quest’anno, un dato allarmante che non va sottovalutato.

La sensazione è che i giovani abbiano meno motivazione, forse perché nella fascia di età 18-24 sono ancora supportati economicamente dai genitori, caratteristica tipica delle famiglie italiane, e purtroppo è in questo ambito che cresce in maniera esponenziale il numero di NEET (giovani che non studiano e non lavorano).

Lo scenario generale richiede, ai lavoratori, specifiche competenze nel settore digitale, fortunatamente, però, molte aziende quotidianamente cercano lavoratori nel settore commerciale, nella ristorazione, operai generici e metalmeccanici, personale di segreteria, chef, contabili, estetisti e parrucchieri.

Roma, Milano e Napoli sono le città con una maggiore richiesta di sviluppatori, tecnici informatici, software developer.

In tutta Italia è forte la richiesta di lavoratori tradizionali, come: addetti alle vendite, alla logistica, facchini, magazzinieri e muratori.

Se non si inverte la tendenza, in previsione di quelli che saranno gli scenari futuri nel mercato del lavoro italiano, in vista del progressivo invecchiamento della popolazione, penso che si dovrà iniziare a formare forza lavoro straniera, come è accaduto in passato per il lavoro in agricoltura, sicuramente si dovrà cercare di migliorare la condizione lavorativa dei giovani, così da disincentivare la fuga all’estero, dove trovano senza dubbio condizioni di lavoro più vantaggiose.

Più formazione e migliori condizioni lavorative per i giovani impediranno la fuga all’estero e il progressivo invecchiamento degli occupati.

Alfredo Magnifico

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