Nel 2016 le donne che all’anagrafe si dichiarano casalinghe sono sette milioni e trecentotrentotto mila,in diminuzione di cinquecentodiciotto mila unità rispetto a dieci anni fa, producono 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro in un anno, ma il 20% delle giovani è sotto la soglia dell’indigenza.
La situazione economica delle casalinghe è generalmente peggiore di quella delle occupate perché le casalinghe vivono maggiormente in famiglie monoreddito e quindi sono più esposte al rischio di povertà, soprattutto al Sud.
Quasi la metà delle casalinghe (47,4%) afferma che le risorse economiche della famiglia sono scarse o insufficienti, tra le occupate la quota scende al 30,8% ,la loro età media è 60 anni e vivono prevalentemente nel Centro-Sud (63,8%).
Le anziane di 65 anni e più superano i 3 milioni e rappresentano il 40,9% del totale, quelle più giovani (fino a 34 anni) sono meno di una su dieci, l’8,5%e sono molto più povere.
Una giovane casalinga su cinque, il 20% di questa fascia di età, vive in povertà, si tratta di un’incidenza molto superiore a quella delle occupate della stessa età 15-34 anni (5,3%) e a quella delle casalinghe più anziane, oltre i 64 anni (4,8%). Sono quindi, secondo l’Istituto di statistica, 700 mila le casalinghe che non possiedono un reddito sufficiente a garantirsi l’acquisto di beni e servizi essenziali per una vita dignitosa, il 9,3% del totale delle casalinghe italiane.
Solo il 37,7% delle casalinghe possiede il bancomat e/o la carta di credito. La situazione migliora, per le laureate (75%), per quelle che risiedono al Nord (52,3%) e per le fascia di età da 45 a 54 anni (46,5%).
Poco più della metà delle casalinghe, infine, non ha mai svolto attività lavorativa retribuita: il motivo principale per cui le giovani non cercano un lavoro retribuito è familiare nel 73% dei casi, mentre 600 mila casalinghe sono scoraggiate e pensano di non poter trovare un lavoro.
Alfredo Magnifico