Caporalato/Lavoratori schiavi a 3 euro ora

La piaga del caporalato e dei lavoratori ridotti in schiavitù colpisce il Sud come il Nord, tocca le province industrializzate, dalla Lombardia al Piemonte, dalla Toscana all’Emilia Romagna o del sud dalla Sicilia al Molise, contadini braccianti, stranieri e italiani, sfruttati nella raccolta di mele, pesche, albicocche e olive, sottopagati, con la schiena ricurva per ore, al caldo e sotto il sole, senza dignità e nessun tipo di tutela.
La Caritas ha attivato sportelli disseminati in tutta Italia, offrendo supporto, accoglienza e integrazione per i lavoratori stagionali, in particolare migranti, che ogni estate raggiungono il territorio per la raccolta di mele, pesche e albicocche.
Centinaia di uomini, provenienti da Mali, Costa D’Avorio e Senegal, che vengono a vivere da maggio a novembre in Italia in cerca di lavoro, se la cavano con pochi e saltuari lavoretti, in attesa della stagione calda. La maggior parte di loro trova lavoro nella raccolta della frutta, spostandosi quotidianamente con mezzi di fortuna o bicicletta.

Ogni tanto sulle cronache si legge che è stato arrestato un imprenditore agricolo, che pagava i suoi braccianti 3 euro all’ora, questi lavoratori hanno rivelato di essere costretti a turni massacranti, da mattina a sera, col caldo, pioggia e freddo, a una paga di appena tre euro all’ora. Fra i ‘moderni schiavi’ ci sono anche italiani, ma le vulnerabilità maggiori riguardano gli stranieri, rispetto ai primi, sono pagati meno e spesso e volentieri vivono in condizioni degradate, baracche e luoghi di fortuna, senza servizi e acqua corrente.

«Fra gli stranieri il problema è più sentito, vivono in condizioni abitative al limite della dignità». Al Sud, i volontari del progetto ‘Presidio’ della Caritas, che gira intercettando i lavoratori sfruttati nei campi e nelle serre, ha trovato braccianti stranieri che vivevano anche nei piloni dell’elettricità, il problema è che spesso queste persone preferiscono non denunciare, hanno paura di ritorsioni o di perdere quei pochi soldi che danno loro l’unico modo per guadagnarsi da vivere.

La nuova schiavitù, non riguarda solo l’agricoltura, ma anche edilizia piccola e privata. Nei lavori di ristrutturazione di piccole imprese, soprattutto a carattere familiare, che cercano profughi a basso costo per reperire manodopera. E alla vigilia dell’estate si guarda anche all’ambulantato stagionale sulle spiagge, si segnalano venditori ambulanti costretti a fare chilometri sotto il sole, sulle spiagge dei turisti». Sono i cosiddetti vu cumprà, da decenni ormai presenti nel nostro Paese, anche loro ‘schiavi’ di un’Italia moderna.
Alfredo Magnifico

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