In seguito alle chiare indicazioni del Governo Renzi, gli Istituti Camerali sono chiamati a rivedere consistentemente i loro costi dal prossimo anno, e per i successivi due, per compensare il netto taglio a cui sono assoggettate riguardo i tributi a loro versati dalle aziende iscritte. Un vero colpo se si immagina che dal 35% del 2015 le Camere dovranno rinunciare alla gran parte dei loro diritti fino a giungere al 50% per il 2017, numeri che metteranno in difficoltà tali Enti che, soltanto per compensare le spese di struttura e personale, impegnano ben oltre la metà del loro bilancio. Un po’ ovunque, difatti, tali istituti si sono attivati in questa direzione di revisione della spesa ed il Molise non è stato da meno.
Infatti in Regione le due Giunte camerali di Campobasso ed Isernia hanno già manifestato la volontà di costituire una Camera Unica Regionale con le deliberazioni, rispettivamente n. 42 del 20.05.2014 e 29 del 20.05.2014, avviando “nelle more della definizione degli aspetti normativi relativi alla governance delle camere, il processo di unificazione operativa dei servizi delle Camere di Commercio di attraverso un efficace ed incisivo intervento riorganizzativo, con notevoli vantaggi per le imprese e per il territorio, entro il prossimo 31 ottobre”. Proprio sulla scorta di questa volontà manifesta i due Istituti Camerali hanno determinato in una Convenzione approvata qualche giorno fa che “lo svolgimento delle funzioni in forma associata realizzerà un contenimento dei costi a fronte del mantenimento di un adeguato standard di qualità dei servizi offerti alle imprese del territorio; la realizzazione in forma associata di attività mira anche a favorire l’implementazione di alcuni servizi in realtà territoriali ove sino ad oggi non erano stati sviluppati, con l’obiettivo di rendere uniformi le prestazioni su tutto il territorio e di ottenere economie di scala; l’unificazione dei servizi consentirà, pertanto, ad entrambe le Camere di ottenere reali vantaggi in termini di riduzione dei costi ed efficientamento delle strutture nonché di potenziamento dei servizi offerti alle imprese ed erogazione di nuovi.” Come si legge poi dal documento “I Presidenti delle Camere, sentiti i Segretari Generali, individueranno gli indirizzi strategici funzionali all’unificazione delle strutture organizzative”. Insomma, tutto molto bello, come direbbe qualcuno se non per un paio di aspetti, legati alla tenuta in vita a tempo ancora indeterminato di due Presidenti, due Giunte, due Consigli camerali che continueranno a percepire i vari emolumenti previsti dagli Statuti. E proprio qui sta il controsenso. La razionalizzazione, infatti, toccherà soltanto i precari che operano negli uffici ed al fianco delle aziende, portando avanti la mission delle Camere di Commercio. Ad alcuni precari non sono stati rinnovati i contratti, mentre per quelli in scadenza a dicembre non si vedono ancora prospettive rassicuranti. Dunque, mentre la spending review è in corso d’opera, ma soltanto ai piani bassi, nelle varie Camere alte tutto rimarrà invariato ancora per parecchio, come da prassi italiana. Addirittura, anche le Segreterie Generali dovrebbero restare intatte entrambe, fino a quando non nascerà la Camera di Commercio unica, a seguito di una nuova votazione per il nuovo Consiglio e la nuova Presidenza. Quindi, il 31 ottobre prossimo, salvo ulteriori proroghe, soltanto gli uffici saranno interessati dalla fusione, ma non gli apparati politici e di rappresentanza che costano oltre 70.000 euro annui cadauno. Ebbene, se qualcuno riuscisse a trovare un minimo di buon senso, destinerebbe quelle risorse ai precari in scadenza, salvando il posto di lavoro agli operatori che tengono vivo quell’Istituto e facendo si che abbia ancora ragione di esistere. Infatti, qualora quei servizi dovessero venir meno, causa carenza di personale, le Camere di Commercio diverrebbero Enti che, oltre a generare costi, non porterebbe nessun beneficio ai suoi iscritti. In una parola: inutili.