Non buttare più la roba usata, ma differenziare e riciclare serve sia a mantenere più pulito l’ambiente sia a fare affari. Il “V Rapporto nazionale sul riutilizzo” realizzato dal Centro di ricerca economica e sociale dell’Occhio del riciclone con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, presentato in un convegno – promosso da Federambiente, Legambiente, Occhio del riciclone e Rete Onu – ha visto protagonista l’Italia del riutilizzo e ha fatto venir fuori dati che fanno pensare.
Il riutilizzo (la riparazione, lo scambio, la compravendita di beni usati) ha radici antiche che affondano nella nostra storia. Solo negli ultimi anni sono emersi con chiarezza i suoi risvolti economici, sociali e ambientali.
Il riutilizzo di beni è per eccellenza la forma di prevenzione dei rifiuti, in quanto estende il ciclo di vita del bene stesso, in questo mondo si muove un’economi tutta da scoprire; centotrentatremila le tonnellate di panni usati, oltre il 65% riutilizzato, oltre centomila gli addetti, circa tre miliardi il fatturato..
Oltre al mondo del volontariato si muove tutto un mondo del commercio;550 mercati,50-80 mila operatori e vendite in conto terzi 2-3 mila esercizi uno ogni 31 mila abitanti al nord 1 ogni 87 mila al sud,417 affiliati ai network
Le potenzialità del mercato dei beni recuperati sono molto grandi (secondo l’Ufficio europeo dell’ambiente potrebbe arrivare a creare 800.000 posti di lavoro nel continente) in Italia ancora compresse e mortificate dalla mancata emanazione dei decreti attuativi della legge con la quale le norme comunitarie sul riutilizzo sono state recepite nel nostro Paese.
Secondo Pietro Luppi, direttore del Centro di ricerca dell’Occhio del riciclone : “Esperienze e sperimentazioni su riutilizzo e preparazione per il riutilizzo si sono moltiplicate negli ultimi anni in Italia contribuendo a ridurre l’improvvisazione.
A trarre vantaggio da un’ampia diffusione di queste pratiche sul territorio, soprattutto se abbinate a corretti meccanismi d’individuazione di una tariffa effettivamente commisurata a quantità e qualità dei rifiuti conferiti, sono tutti: i cittadini, le imprese, l’ambiente”.
Il presidente di Federambiente, Filippo Brandolini, in chiusura del convegno: “Le iniziative finalizzate a favorire il riuso, di cui oggi abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare alcune significative esperienze, sono fondamentali non soltanto perché sono al primo posto, insieme alla prevenzione, nella gerarchia europea del trattamento dei rifiuti ma perché una loro effettiva ed efficace realizzazione consente di rendere più efficiente la gestione dell’intero ciclo integrato dei rifiuti. Sono questi, insieme alle sinergie con le politiche di prevenzione e gestione dei rifiuti, ad aver portato le pubbliche amministrazioni e le aziende di igiene urbana a confrontarsi in un’ottica nuova con il mondo dell’usato.
Alfredo Magnifico