“Non passa settimana senza che vi siano dati statistici ed economici da commentare: prima la Svimez, poi l’Inps, ieri sulle pensioni, oggi sulla cassa integrazione, domani vedremo.” Ed ecco gli interrogativi del Segretario generale della UIL Molise: “Ma c’è qualcuno che li guarda, che ci ragiona sopra? Fra le tante strutture della Regione, c’è un centro studi? E c’è un qualche pubblico amministratore che, sulla base di dati e di tendenze, disegna una strategia e mette a punto un progetto vero per la ripresa economica, occupazionale e sociale?”
“Sembra ormai che il Paese, e anche la nostra classe politica, si sia assuefatto con il perdurante stato di difficoltà di una buona parte del nostro apparato produttivo. Oramai le richieste di ore di cassa integrazione, pur in presenza di oscillazioni, si mantengono ancora ad un livello alto.” Questo osserva Tecla Boccardo, leader della UIL molisana. “La febbre, quindi, è più sotto controllo che debellata. In particolare, sembra permanere una infezione che colpisce quella parte del sistema produttivo più esposta alla concorrenza a partite dal settore manifatturiero. Ciò sembra certificato dal costante alto numero ore per la cassa integrazione straordinaria, strumento principale per cercare di governare, senza drammatici effetti sociali, le profonde ristrutturazioni aziendali.”
Ecco come sta andando: nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno, sono state complessivamente richieste nel Paese oltre 506 milioni di ore, con una diminuzione del 13,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ad aumentare sono state solo le ore di cassa integrazione straordinaria per un totale di oltre 340 milioni, mentre hanno subito una flessione sia le ore di cassa in deroga che l’ordinaria.
Ed in Molise? Ad ottobre sono state autorizzate 391.342 ore di cassa integrazione (si tratta di circa 2.300 posti di lavoro), erano 123.410 a settembre: la più alta crescita in Italia, praticamente alla pari con la Liguria. Nei primi dieci mesi di quest’anno sono state autorizzate 2.020.003 ore (erano circa 3.300.000 nello stesso periodo dell’anno precedente).
“Sono troppe le cose che non vanno: da noi la ripresa non arriva, anche se ci sono segnali di interessamento di imprenditori e qualche dato significativo sulla crescita del nostro Pil. E, per proteggere i lavoratori nel frattempo che qualcosa davvero si riprenda, dobbiamo fare i conti con le molte rigidità poste nell’utilizzo della cassa integrazione in generale, e della straordinaria in particolare, tramite il contenimento temporale, le esclusioni per alcune tipologie di crisi, l’alto costo per le imprese. Abbiamo chiesto al Governo – sempre Boccardo – di cambiare verso ma la risposta è stata parziale e solo per il 2016. Ed è per questo che insistiamo nel far sì che il 2017 sia l’anno per ‘fare un vero tagliando’ al Jobs Act.”
A parere della UIL vanno rimodulati gli strumenti di protezione sociale alla luce, anche, della scomparsa definiva dell’indennità di mobilità che protegge, comunque, ogni anno oltre 150 mila persone. “Dal momento che tanti lavoratori vivono l’esperienza di avere un reddito da ammortizzatore sociale, è opportuno che la politica ed il legislatore operino con saggezza nel regolare questa leva con alto senso di solidarietà. Nel frattempo i nostri amministratori leggano i dati, facciano elaborare valutazioni e proiezioni, mettano a punto una strategia, un progetto vero per la ripresa.”