P.A.C.; P.I.C.; P.I.R…… ….che altro?
Lette così queste tre sigle sembrerebbero la formula di una pasticca per la tosse, di qualche colluttorio per le tonsille infiammate. Niente di tutto ciò, stiamo parlando di investimenti, ovviamente non quelli automobilistici.
Spieghiamo:
P.A.C. Piano di Accumulo del Capitale;
P.I.C. Piano di Investimento del Capitale;
P.I.R. Piano di Investimento del Risparmio.
Strumenti da sempre usati nella gestione dei portafogli dei clienti, strumenti che hanno delle particolarità diverse, particolarità per ognuno di loro, particolarità ce se “usate male” potrebbero ritorcersi contro i sottoscrittori, noi poveri, noi tapini!!
Iniziamo con il pac….lo potremmo tranquillamente definire una acquisto rateale. In effetti con una rata mensile ci consente di acquistare delle quote di strumenti di risparmio gestito che serviranno a far crescere il nostro patrimonio. È importante utilizzare il pac nel momento in cui o non si hanno somme da investire, oppure siamo intenzionati a voler affrontare il mercato in maniera graduale. Il tempo(timing) di ingresso in un investimento è determinante è proprio l’ingresso che ci consente di guadagnare. Magari sapessimo indovinare SISTEMATICAMENTE il timing di un investimento, saremmo ricchi tutti senza sforzi e senza rischi.
Con il pac possiamo, acquistando a piccole dosi, abbassare in ogni caso il prezzo massimo di acquisto, generando un vantaggio per il nostro investimento.
Passiamo ora al pic. In presenza di un capitale da gestire/investire, ci si trova nella situazione di dover versare somme importanti in un’unica soluzione. Versamenti in pic sono importanti e devono essere gestiti con una diversificazione che sua di tipo geografico, tipologico (azionario, obbligazionario, ecc.) ma anche “merceologico”, nel senso che, sempre per la diversificazione, non posso investire solo sulle banche, solo in agricoltura, solo nell’edilizia. Quindi diversificazione l parola d’ordine.
Passiamo infine al pir. Ultimo nato dei tre, è l’acronimo di PIANMO INVESTIMENTO DI RISPARMIO.
Tecnicamente il pir può essere usato sia come pic che come pac, ma si differenzia per la sua natura. Il pir, infatti, investe nelle piccole e medie imprese, non quotate in borsa.
È stato creato proprio per dare linfa a questa aziende che non possono raccogliere fondi offrendo le lo azioni in borsa. La sua nascita è stata di tipo “politico” il pir se detenuto per cinque anni non paga le ritenute fiscali (26%) sui guadagni. In pratica, se vogliamo, potrebbe rendere il 26% in più considerando le tasse non pagate. È possibile scegliere il pir in base alle proprie eseginze e gestirlo sia in versamenti unici che in piani di accumulo.
Abbiamo parlato di strumenti, adesso però vediamo con quali “guanti” utilizzare questi strumenti.
I “guanti” da utilizzare? Il rispetto dei tempi che inizialmente ci eravamo prefissati. Insomma se compriamo con un ottica temporale di cinque anni, crechiamo di non uscire prima dall’investimento. Potrebbe essere perdente, mai perdere di vista l’ottica temporale. In fase di impostazione del portafoglio non fatevi prendere dall’ingordigia. Un investimento aggressivo nel LUNGO termine è più redditizio di un investimento più tranquillo, ma il “LUNGO TERMINE” bisogna essere in grado i poterlo rispettare. Partiamo da questo assurto.
Buon weekend
Francesco di Biase
Angolo del Consulente finanziario/ PAC, PIC e PIR, quando e come investire
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