Dai dati dell’Istat contenuti nella pubblicazione ‘Noi Italia’ emerge che è boom degli arrivi in Italia, in termini assoluti sono 25,2 milioni le persone che hanno pernottato nelle strutture recettive italiane, con un incremento del 28,3%.
In aumento anche il numero delle presenze, cioè di notti che si trascorrono in giro per il paese, che passa da 355,2 milioni del 2005 a 392,8 milioni del 2015, con un incremento di 37,6 milioni (+10,6).
Nel 2015 gli arrivi hanno raggiunto i 113,5 milioni, mentre solo 10 anni prima erano 88,3 milioni.
La durata media del soggiorno nelle strutture recettive passa da 4 notti nel 2005 a 3,5 notti nel 2015. Il confronto con gli altri paesi dell’Ue a 28 mostra che l’Italia si colloca al settimo posto, dietro a Cipro dove la permanenza media è di 5,8 notti, Malta (5,6 notti), Croazia (5,1 notti) Danimarca (4,3 notti), Grecia (4,3 notti, Spagna 3,7 notti), mentre nell’Europa a 28 la media è di 2,9 notti.
Con i numeri che crescono a questa velocità sono moltiplicate le soluzioni offerte a chi deve spostarsi, per piacere o lavoro.
Affianco alle strutture alberghiere si sono sviluppate altre formule, che nella versione più evoluta passano per il web, con portali come Airbnb (case per affitti brevi). La loro crescita ha assorbito l’incremento e portato anche a una leggera contrazione degli esercizi storici: il numero di alberghi è passato da 33.518 del 2005 a 33.199 del 2015 (-1%).
L’Italia sta cercando di trovare una soluzione per tassare le nuove strutture, che al momento non sono soggette a tributi mirati. Con il decreto legge di correzione dei conti pubblici si propone una formula: cedolare secca estesa a tutte le locazioni effettuate attraverso i portali, con l’obbligo degli operatori da fare da sostituto d’imposta.
Per il governo è diventata una priorità, con i 5,8 milioni di turisti e i 20 milioni di presenze registrate negli ultimi 12 mesi, trovare un sistema di tassazione adeguato, che argini il fenomeno dell’evasione.
Alfredo Magnifico
Amore Italia, in dieci anni +28% di turisti
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