Allarme Ocse sul Reddito di cittadinanza

L’Ocse, nel rapporto sull’occupazione diffuso oggi,25 aprile, lancia l’allarme sul reddito di cittadinanza, sostenendo che: “Il reddito di cittadinanza introdotto recentemente, rappresenta un trasferimento di risorse importante verso le persone in condizioni di povertà, però il livello di sussidio è elevato rispetto al reddito medio italiano, relativamente a strumenti simili negli altri paesi Ocse, inoltre, la sua attuazione dovrà essere monitorata attentamente per assicurare che i beneficiari siano accompagnati verso adeguate opportunità di lavoro.

L’Ocse evidenzia che il sistema italiano di politiche attive per l’impiego è carente oltre che di personale qualificato anche di strumenti informatici e di risorse adeguate, per queste ragioni la qualità dei servizi è bassa e varia tra regioni, per cui oltre ad investire ulteriori risorse, occorre migliorare il coordinamento tra autorità centrali e regionali per implementare le politiche attive attraverso linee guida comuni al fine di migliorare i servizi per l’impiego.

In Italia, sottolinea l’OCSE i posti di lavoro ad alto rischio di automazione sono di poco al di sopra della media, 15,2% contro il 14% dell’area, un 35,5% potrebbe variare nello svolgimento ma rimarranno con mansioni molto diverse da quelle attuali.

In Italia la quota di lavoratori sotto occupati è più che raddoppiata dal 2006, ora è la più alta tra i paesi Ocse, anche la quota di lavoro temporaneo è cresciuta notevolmente nell’ultimo decennio, mentre i contratti a tempo determinato si collocano al 15,4% del lavoro dipendente, contro una media dell’11,2% e quelli a tempo parziale breve (1-19 ore settimanali) al 15,2% contro una media Ocse al 15,9%.

Le regole e le istituzioni del mercato del lavoro svolgono un ruolo importante nel proteggere i lavoratori ,molti di coloro che hanno contratti ‘atipici’ spesso non hanno protezioni o le hanno solo parziali, le tutele dei lavoratori atipici possono essere rafforzate estendendo alcuni diritti anche a chi sta nella zona grigia tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, compresi molti lavoratori delle piattaforme digitali.

Il sistema italiano di formazione permanente non è attrezzato per le sfide future, secondo Ocse solo il 20,1% degli adulti, in Italia, ha partecipato a programmi di formazione professionale nell’anno precedente la rilevazione e solo il 60% delle imprese, con almeno 10 dipendenti offre formazione continua ai propri dipendenti, contro una media europea Ocse del 75,2%, inoltre c’è un grande divario, circa il 38% accede a formazione professionale dei lavoratori ad alta e bassa qualifica, di poco sotto la media Ocse, 39,3%, la contrattazione collettiva può integrare le politiche pubbliche nel campo della formazione, ci hanno provato sindacati dei metalmeccanici, a barattare aumenti salariali inferiori in cambio di formazione per tutti i lavoratori, indipendentemente dall’azienda per cui operano, ma con scarsi risultati.

Alfredo Magnifico

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