“Nel 2013, la riduzione della spesa in alimenti è stato un segno evidente delle strategie di risparmio messe in atto, in chiave anticrisi, dalle famiglie, risparmi che comportano sacrifici anche per le imprese agricole e per le industrie. E’ l’export a confermarsi come l’unica valvola di sfogo per l’offerta nazionale – afferma l’Assessore regionale Massimiliano Scarabeo – ma la crescita delle esportazioni dell’agroalimentare italiano sta pagando, purtroppo, ancora una progressiva decelerazione rispetto agli ultimi anni anche se il comparto agroalimentare è andato, per certi versi, in controtendenza vedendo migliorare le proprie aspettative, grazie, soprattutto, al made in Italy.
Infatti, il calo dei consumi di prodotti agroalimentari nel mercato nazionale sommato all’aumento del costo del denaro, del lavoro, dei mezzi tecnici e dei fattori di produzione e la pressione fiscale hanno di fatto costretto le imprese a cercare nuove opportunità per rimanere sul mercato rafforzando la loro competitività. Lo hanno fatto aumentando la propensione all’export dei propri prodotti, quindi, le imprese guardano alla domanda non più solo in relazione al mercato nazionale, ma anche a quello dei Paesi esteri. Con l’aumento dell’interesse ad espandere la propria attività oltre confini, le imprese progettano di realizzare investimenti diretti all’estero, sia tramite l’acquisizione di imprese esistenti, sia creandole ex novo o creando alleanze con altre realtà imprenditoriali. Questo grazie alla quantità e la varietà dei prodotti italiani, siano essi Dop e Igp, frutto della nostra tradizione e che costituiscono la punta di diamante dell’offerta. L’Italia, in questa prospettiva, ha in mano ottime carte, in campo alimentare anche se potrebbe fare assai meglio, con una strategia più orientata a sottolineare l’identità nazionale. Per continuare nella crescita verso nuovi mercati, uno dei temi su cui dobbiamo giocare le nostre carte è certamente quello del concetto di qualità, dando impulso e slancio alle imprese che più puntano su questo fattore di competitività, l’agricoltura di qualità è anche legata ad alcuni principi cardine, quali, per esempio, la difesa del territorio, il risparmio energetico e delle risorse idriche, la valorizzazione della biodiversità, la promozione delle tradizioni produttive e della cultura locale, elementi associati a forme, anche innovative, d’informazione e di scambio di beni e servizi. L’innovazione, ma soprattutto l’internazionalizzazione, – conclude Scarabeo – restano quindi due tra i principali fattori a disposizione delle imprese per accrescere la propria competitività. Una delle conseguenze della sempre maggiore globalizzazione dell’economia è proprio l’internazionalizzazione, in sostanza, mentre si fanno sempre più stretti i legami economici tra diversi Paesi e realtà territoriali del pianeta, le imprese si adeguano a questa tendenza e si aprono a mercati sempre più vasti. Per assicurare il successo dell’internazionalizzazione del food made in Italy , vanno aiutate le piccole e medie imprese ad entrare in queste dinamiche, a conoscere quali mercati sono promettenti per realizzare in tempi brevi, le giuste sinergie con operatori stranieri leader dei mercati.”