Destra-Sinistra-Centro-Organizzazioni Sindacali tradizionali tutti arroccati sul NO al salario minimo perché si pensa che una qualsiasi forma di regolazione per legge, contrariamente a quanto succede nel resto d’Europa, metta le briglie al mercato del lavoro.
Tutti d’accordo nel volere le mani libere per far competere il nostro paese sul livello più basso della competizione globale: quello sul costo del lavoro e dei diritti sociali.
Fino ad oggi i governi di qualsiasi colore politico hanno parlato chiaro su quale sia l’orientamento sulla qualità del lavoro: “liberalizzazione dei contratti a termine, ricorso ai subappalti a cascata indebolendo la clausola sociale, innalzamento dei voucher”.
Insomma, una scommessa sul lavoro povero e oggi si pagano le conseguenze, la manodopera non si trova, anzi fugge.
Governi e Sindacati si sono sempre arroccati dietro il principio del primato della contrattazione collettiva, questa scelta spinge i salari a un livellamento verso il basso.
Sono 4 milioni i lavoratori con tutele contrattuali sotto i 9 euro e non sembra che si sia aperto o si apra una stagione di aumenti salariali.
L’ultimo DEF, dopo tanti tentennamenti dei governi precedenti, parla chiaro: se ne parla dopo e solo collegandola all’incremento della produttività del lavoro. Dunque, aspetta e spera.
Ci sono contratti non rinnovati da oltre dieci anni con milioni di addetti che hanno perduto potere di acquisto rispetto all’ esplosione dell’inflazione reale.
Servirebbe dunque una scossa e il salario minimo rappresenta questa opportunità, ovviamente andrebbe accompagnata da una vera legge sulla rappresentanza e dia vita al dettato costituzionale.
Serve un lavoro comune per arrivare a un testo sul salario minimo legale per legge. Sarebbe un segnale importante di compattezza e di lungimiranza che il cammino faticoso della costruzione dell’alternativa parta da una grande questione sociale che riguarda innanzitutto le giovani generazioni che cominciano a dire in maniera chiara che non si può lavorare sotto una certa soglia. Perché sotto i 9 euro l’ora non è lavoro ma è sfruttamento.
Alfredo Magnifico