Sono in molti, quando si parla di difesa della libertà di stampa, a sognare una nuova manifestazione oceanica come quella che si è svolta il 3 ottobre 2009 a Piazza del Popolo. Dimenticando che non si portano 100 mila persone in piazza senza avere elaborato posizioni politiche serie e aver costruito una ampia rete di alleanze.
Il ricordo di Piazza del Popolo è riecheggiato stamani al Cinema Ariston di Roma dove la Fnsi ha riunito la Conferenza dei Cdr. E si è collegato alla relazione di apertura del segretario Raffaele Lorusso. Il quale ha detto che le riforme in itinere sulla libertà di stampa, come quelle sulla diffamazione e le intercettazioni non si possono accettare passivamente e che si dovranno organizzare iniziative pubbliche.
L’Unione cronisti fa argine, dal 1993, da quando in Parlamento furono presentati grappoli di proposte di legge per mandare in carcere i giornalisti che informavano i cittadini sugli sviluppi dell’inchiesta Mani Pulite. In questi anni ha combattuto a viso aperto le proposte dei vari ministri – Castelli, Mastella, Alfano, Nitto Palma – che avevano il solo scopo di restringere la libertà di stampa.
Lo ha fatto sul campo – 29 manifestazioni in tutta Italia solo nel 2008 contro la legge Mastella – ma anche elaborando una serie di concezioni che spiegassero perché è indispensabile per una società moderna e liberale la libertà di informazione. L’Unci ha messo a punto un concetto generale che unisce giornalisti e cittadini, suddiviso in due frasi: “Liberi di informare. Liberi di sapere” e “Il cittadino ha il diritto di essere informato in modo corretto, completo e tempestivo, il giornalista ha il dovere di farlo” che rovescia il vecchio assioma secondo cui il “diritto di cronaca” è un diritto di chi informa, mentre lo è di chi viene informato.
Vigilare sul perenne tentativo di restringere la libertà di informazione è doveroso, ma si devono fare dei distinguo. La proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa, avviata in Parlamento in modo distorto e con l’unico scopo di evitare il carcere a Sallusti, in questi anni ha subito numerose modifiche. Le molte iniziative e prese di posizione degli organismi della categoria e le interlocuzioni continue di Santo Della Volpe – prima come presidente di Libera, poi della Fnsi – con i presidenti delle Commissioni di Camera e Senato hanno portato a significative modifiche dei testi. Non siamo ancora alla perfezione – ma forse non giudicheremmo perfetta neanche una norma scritta dal Cn della Fnsi – ma la norma non è mostruosa. Soprattutto, utilizza ndo il gioco parlamentare si potrebbero ottenere i miglioramenti ancora necessari.
Il discorso è diverso per le intercettazioni. Il governo vuole agire in prima persona, comprimendo il ruolo del Parlamento, e, soprattutto agisce al coperto lasciando trapelare ogni tanto qualche scampolo di informazione per saggiare il terreno. Allo stato è il fronte delle intercettazioni quello più pericoloso perché c’è il rischio evidente che il governo si faccia dare una delega e presenti poi un testo blindato sul quale chiedere la fiducia.
Manifestare è sempre positivo, serve però preparazione. Nel 2009 a Piazza del Popolo c’era tanta gente in primo luogo per il grande sforzo organizzativo della Cgil, ma anche perché riuscimmo, tutti quanti, a coinvolgere decine e decine di associazioni, gruppi, organismi di varia estrazione e, una volta tanto almeno, la mitica “ggente” che Nanni Moretti aveva evocato nel suo Ecce Bombo del 1978