Dopo aver seguito le ultime vicende che stanno riguardando il restauro della chiesa di Santa Maria delle Grazie, attinenti la congruità della scelta di eseguire l’intonaco sulle pareti esterne, sento di poter aggiungere qualcosa in merito. Ho letto le motivazioni attraverso le quali gli architetti della Soprintendenza per i Beni Architettonici giustificano tale scelta ed anche le considerazioni del consigliere Salvatore Ciocca che ritiene tale proposta di intervento sbagliata. Ritengo, in virtù degli studi che ho condotto sul monumento in questione, che è stato oggetto della mia tesi di laurea, che il dibattito meriti un approfondimento. La premessa fondamentale innanzitutto è che quando si interviene con un intervento di restauro su un monumento, non si può prescindere dalla conoscenza approfondita della storia e delle vicissitudini che lo hanno riguardato, e qui mi permetto di aggiungere quanto fissato dalla “Carta di Venezia per il Restauro e la Conservazione di Monumenti e Siti del 1964”: … “il Restauro si ferma dove inizia l’ipotesi…”.
Su questo concetto si soffermava continuamente il mio relatore e docente di Restauro dei Monumenti, prof. Mauro Civita (allievo di Roberto Pane) che quando vide per la prima volta una foto della nostra chiesa ne rimase impressionato.La ricerca documentale che ho condotto ha riguardato numerosi archivi, a Napoli, Roma, Firenze, Chieti e naturalmente Riccia, dove all’archivio parrocchiale conservato nella Chiesa di Santa Maria Assunta ho tradotto, per quanto è stato possibile, tutte le visite pastorali dal 1693 al 1780. Bene, da tali fonti documentali risulta che il problema dell’umidità ha sempre afflitto gli interni ma si parla soprattutto dei canali esterni, come causa principale, cioè le viuzze che contornavano l’edificio. Dagli stessi documenti non è difficile intuire che l’intonaco non era presente: “che nel muro destro esteriore si appianino gli scorci buchi dei ponti e che tutte le muraglie esteriori si tengano sempre pulite dall’orbe”.
Del resto, è importante che si sappia che l’aspetto attuale delle facciate laterali e posteriore è la conseguenza di continui interventi di trasformazione dell’apparato edilizio che ha assunto questa forma solo negli anni ’70, cioè quando è stata realizzata la sala al piano superiore.
I contrafforti sono stati realizzati nel 1912 anche perché ancora era visibile l’impostazione muraria della vecchia chiesa di San Giovanni Battista che era sovrapposta al mausoleo dei De Capua.Tali trasformazioni si leggono palesemente nella facciata laterale in cui sono presenti opus di diversa epoca, a partire dal 1500 fino al secolo scorso.Fosse solo per conservare tali testimonianze, intonacare quella parete significherebbe eliminare una parte delle tracce della storia del monumento, un libro aperto, al di là della qualità architettonica.L’approccio e la giustificazione che la Soprintendenza adduce nelle intenzioni progettuali in parte è condivisibile, così come sono giuste le considerazioni sulle composizioni delle facciate che i maestri del passato definivano con componenti decorative a stucco. Tuttavia tali considerazioni nel caso specifico della Chiesa di Santa Maria delle Grazie potrebbero non essere applicabili.Infatti, l’unica superficie intonacabile poteva essere esclusivamente quella relativa alla parete esterna esposta a est e limitatamente alla parte compresa tra l’arco centrale e la facciata principale perché l’unica appartenente alla chiesa.Le altre pareti appartenevano alla sovrastante San Giovanni Battista e all’agglomerato medievale in cui il monumento risultava inglobato. Personalmente ho dei dubbi che quella parte fosse in origine intonacata perché ritengo che la monofora e il contorno laterale della facciata lapidea non siano sufficientemente aggettanti rispetto al filo della muratura in pietra.
Che l’intonaco non sia l’unico rimedio duraturo per evitare fenomeni di infiltrazione meteorica, con i prodotti in commercio oggi per il risanamento e la protezione delle murature, non spetta a me dichiararlo ma se il problema è solo economico allora sconfiniamo ben oltre le problematiche del restauro. Se poi, e dubito che questa possa essere una scelta economica, si è pensato anche alla colorazione in giallo paglierino, io credo che un effetto positivo possa sortirlo: mettere in secondo piano l’ardesia di fronte!