Abbiamo atteso di conoscere i dati tecnici finali prima di esprimere qualche osservazione in merito alla Fiera d’Ottobre che si è da poco conclusa. I riflettori si sono ormai spenti sulla 271esima edizione, uno degli appuntamenti più importanti per la nostra cittadina, non più (ahimè!) da un punto di vista economico e commerciale bensì soprattutto per quella tradizione ed immagine che lega questo evento pluricentenario al nostro territorio e alla storia della nostra città. Un’edizione che a noi non è piaciuta, che ha registrato diversi ed importanti elementi critici da sottolineare, con l’auspicio che le edizioni future si riapproprino davvero in maniera sostanziale e corretta di una Fiera che possa essere definita tale e possa acquisire importanza da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo.
Partiamo dal dato “espositori”: questa edizione ha visto purtroppo un calo drastico sia per quanto riguarda il numero degli espositori che hanno partecipato sia per quanto concerne la qualità stessa delle merci esposte, dislocate all’interno dei padiglioni senza un ben definito criterio per cui, accanto agli stands delle associazioni e dei servizi di volontariato, trovavano posto merci di ogni tipo. Un mercatone insomma, niente di più delle scorse edizioni con l’aggravante che, mentre la qualità e il criterio di disporre gli espositori è rimasto lo stesso, la quantità ha avuto la peggio. Il solito minestrone di cose già viste. Altro che valorizzazione del territorio e chiacchiere varie! Insomma non vi abbiamo trovato nulla di nuovo, nulla di positivo ma un’idea vecchia riproposta anzi in maniera peggiore, considerato appunto l’ evidente calo di presenze registrate. Unico aspetto, di cui diamo atto alla nuova amministrazione, è stato il coraggio di gestire direttamente la fiera, attraverso appunto l’ormai noto Regolamento per i lavori, servizi e forniture in economia (approvato con deliberazione del consiglio comunale n.27 del 13 settembre 2013) che prevede la possibilità di gestire direttamente lavori di importo inferiore ad € 40.000 e dunque consente “l’affidamento diretto da parte del responsabile del procedimento, previo giudizio di congruità dei prezzi”. Certo una scelta coraggiosa se non fosse che anche a tal proposito c’è un dato importante da sottolineare. Stando infatti ai dati comunicati in Conferenza Stampa l’amministrazione ha superato la soglia dei 40.000 per cui gli affidamenti diretti non erano possibili. Infatti lo stesso Sindaco e Vice Sindaco, come riportato dagli organi di stampa alcuni giorni fa, hanno comunicato i dati finali durante la Conferenza post- fiera, dichiarando un totale di 75 mila euro per le spese; un dato quindi che evidenza l’inghippo che hanno creato nell’organizzazione della Fiera. Coraggio certo ma anche molto caos e molta inesperienza che porta con sé una serie di importanti errori commessi nella gestione diretta dell’evento.
Altro aspetto su cui occorre soffermarsi riguarda il calcolo dei proventi – spiega il consigliere Michele Urbano- in cui hanno inserito anche la cifra per l’occupazione di suolo pubblico pagata, durante tutti e cinque i giorni, dagli ambulanti che erano posti all’esterno dell’area espositiva sita invece all’interno del campo sportivo; va detto che negli anni passati –prosegue Urbano- questa voce di entrata non è mai stata considerata insieme ai proventi derivati dalla Fiera. Ed è falso che gli espositori non hanno partecipato per via della crisi bensì al contrario molti non sono stati affatto contattati, tantomeno dal call- center, pagato con oltre 4.000 euro. La zona coperta inoltre è stata volutamente ridotta alla metà mentre la zona all’aperto era totalmente vuota. Per questo credo che la ricaduta negativa la avremo sicuramente negli anni a venire, vista la scarsità di espositori e la scarsa qualità delle merci esposte. Non ci sono scuse che reggono! Trovo inutile continuare a celarsi dietro la solita frase del poco tempo avuto a disposizione. Il tempo c’è stato. Ci si poteva organizzare partendo dal mese di giugno e non a ridosso dalla fiera. Trovo altrettanto inutile continuare a fare paragoni con la scorsa edizione. Occorre, al contrario, valutare quanto la fiera “vale” se correttamente appaltata.
“La Fiera ha bisogno di progettualità! È un evento che va preparato e organizzato in largo anticipo- asserisce il consigliere Rossella Mammarella- Mi auguro che si stiano adoperando già da ora per la prossima edizione perché replicare, in un modo o nell’altro quello che è già stato proposto nel susseguirsi degli anni senza importanti successi, non porterà che alla fine di questa importante tradizione. Per poter continuare a vivere e avere ancora oggi ragione di esistere, la Fiera deve essere ricontestualizzata , valorizzandola e differenziandola negli elementi che la rendono inimitabile. Per questo, partirei dall’idea di puntare solo ed esclusivamente su un settore: specializzare la fiera nell’agro-alimentare, dunque puntare ad avere espositori di qualità in questo specifico ambito, abolendo la presenza di merceologie che non hanno nulla a che fare con la tradizione del nostro territorio. Settorializzarla vuol dire renderla capace di essere competitiva e dunque valorizzarla. Inoltre, sarà altrettanto fondamentale lavorare sul nome Fiera d’Ottobre che deve essere capace di richiamare, nell’immaginario collettivo, la stessa Larino; per cui è importante non cambiare di anno in anno il logo della fiera ma cercare piuttosto di promuoverlo, creare percorsi che siano capaci di legare la Fiera d’Ottobre all’intero paese, evitando di concentrare tutto solo nell’area fieristica ma bensì coinvolgendo il borgo storico con percorsi culturali annessi all’agricoltura e alle tipicità locali. Ad oggi purtroppo ciò non è stato reso possibile. Il centro storico, come tutto il paese, è rimasto abbandonato totalmente durante la 5 giorni della Fiera. Elemento che indica come si sia sbagliato a pensarla e a gestirla come evento a sé, quasi dislocata da tutto il resto. Inoltre più che sulla quantità dei visitatori, anche qui, mi baserei sulla qualità. Ad oggi infatti si registrano solo presenze di curiosi, spinti dall’ abitudine o dalla mancanza di diversivi piuttosto che dal vivo interesse commerciale; e questo non porta che alla fine di una tradizione che necessita di essere proposta in altra maniera”.
I consiglieri Comunali di opposizione
Rossella Mammarella
Michele Urbano