C’è chi le chiama ancora, con accezione negativa, ‘tavola calda’, quasi a testimoniare il basso grado di valore gastronomico; ma le catene di fast food, anche senza considerare quelle di levatura mondiale, hanno preso piede nella frenetica vita odierna, anche molisana. Siamo portati ad immaginarle come il regno degli oli dozzinali, dei sughi versati a tonnellate, del pre risaldamento affrettato; invece anche loro adesso rispettano norme di igiene rigorose e propongono pietanze che, senza essere gourmet, sono di gusto almeno medio e con ingredienti naturali. Ora con questo non voglio sovvertire i valori in campo: non c’è ricerca, non ci sono materie prime pregiate, non c’è costruzione del piatto, non c’è sperimentazione; è mangiare di tutti i giorni, dalla lasagna ai cavatelli, ai crioli al sugo alla classica fettina niente altro, anche se i ‘Mac’, per fare un esempio, propongono anche il panno con la carne chianina. Parallelamente ai centri commerciali anche i piccoli locali propongono il mangiare ‘mordi e fuggi’; tavolette magnetiche e lavagne spuntano fuori da pizzerie, paninoteche e adesso anche bar, seppure dotate di minuscole cucine ed il fenomeno è oramai inarrestabile, ma le offerte anche in questo caso sono varie e non manca la qualità, senza pretendere il ristorante stellato e neanche quello alternativo. E’ la necessità di ampliare il mercato a richiederlo perché la specializzazione eccessiva non è più sufficiente. Di pari passo si è sviluppato il filone opposto, quello alto di gamma; gli agriturismo, i ristoranti di qualità, le cucine etniche, propongono pietanze ricercate, le migliori carni, i prodotti freschi dell’orto ed anche le antiche ricette della nonna, ma rivisitate per creare curiosità, anche a cero prezzo (economico). Su questi due fronti opposti si sviluppa il nuovo concetto del vivere: il fast food è la modernità, lo slow food impone i ritmi lenti, il degustare, l’accompagnamento del vino di alta qualità. Quale il giusto compromesso? Secondo me, quello che appunto arriva a metà strada: frequentare locali di fast food certificati, quando non si ha tempo disponibile per la sosta a pranzo, ma cercare il locale ‘alto’ e di qualità nei ritagli di serenità che la vita richiede per fuggire dallo stress quotidiano, casomai il sabato e la domenica. Buona ricerca.
Stefano Manocchio