Era il 25 gennaio del 2013 e i giornali titolavano mettendo in evidenza che la composizione delle liste a sostegno dei candidati presidenti alle elezioni regionali era in alto mare. A poche ore dalla scadenza per la presentazione, prevista per le ore 12 del giorno 26, i giochi erano ancora tutti da definire ad eccezione che per il movimento 5 stelle che già da tempo aveva scelto i propri candidati. Non si tratta di apparire i primi della classe ma di comprendere che per la presentazione delle liste è prevista una procedura molto complessa, troppo a dire il vero, che presuppone la raccolta delle firme dei cittadini. Centinaia di sottoscrizioni obbligatorie che devono essere registrate seguendo le norme per l’autenticazione. Un lavoro immane per cui si impiega tanto tempo e che il movimento svolse con banchetti, anche sotto le intemperie, proprio per rispettare i termini di legge. Allora ci chiedemmo come avessero fatto le liste a sostegno degli altri candidati presidenti create all’ultimo minuto a raccogliere le firme necessarie. Un vero dilemma a cui nessuno ci seppe dare risposta.
Oggi il problema ritorna più che mai attuale viste le recenti vicende giudiziarie che hanno visto coinvolti alcuni autenticatori per irregolarità proprio in quella fase. Da un lato va rilevato l’aspetto morale che imporrebbe una riflessione rispetto all’opportunità di rimanere in carica per chi, tra i “condannati”, riveste il ruolo di amministratore. Va evidenziata, inoltre, la discontinuità rispetto al passato in merito al giudizio della magistratura in casi del genere. Probabilmente le due elezioni annullate nell’ultimo ventennio, proprio in Molise, hanno suggerito ai giudici di trattare queste irregolarità con maggiore rigore, anche perché in passato sono costate alla comunità milioni di euro. Dal punto di vista politico, invece, è nota a tutti la vicenda che ha coinvolto il MoVimento 5 Stelle a Palermo sempre per quanto riguarda la raccolte delle firme per le candidature. Anche in quel caso ci furono degli errori che i responsabili, in termini giuridici, stanno affrontando nelle sedi giudiziarie ma che politicamente hanno già pagato con la sospensione dal movimento. Allo stesso tempo, però, non si può negare che tali procedure debbano essere riviste e semplificate perché non è possibile che sistematicamente, ad ogni elezione, debbano seguire ricorsi che, soprattutto, gettano ombre sul risultato elettorale, espressione democratica.
In modo particolare, a seguito del patteggiamento di Salvatore Colagiovanni, assessore del Comune di Campobasso e di Michele Durante, Presidente del Consiglio comunale del capoluogo, riteniamo che debba essere lasciata alla loro coscienza l’eventuale decisione di lasciare l’incarico, fermi nella convinzione che chi rappresenta i cittadini debba essere d’esempio sempre, a maggior ragione per il rispetto della legge.
Mentre ribadiamo esserci motivi e responsabilità politiche molto più rilevanti perché l’intera maggioranza ponga fine a questa amministrazione, così come abbiamo rilevato tempo fa in conferenza stampa a proposito dell’inefficienza del settore Lavori Pubblici, l’immobilismo in Urbanistica, senza risparmiare Commercio e Cultura. La vicenda giudiziaria per le firme false dovrà fungere da monito per partiti e movimenti affinché le procedure elettorali vengano rispettate da tutti, diversamente da quanto è stato accertato più volte. Perché una cosa è sbagliare, un’altra è barare.