“Un clistere praticare, poi si deve salassare, infin convien purgare”…

di Massimo Dalla Torre

Non è nostro costume riproporre articoli ma lo stato di emergenza sanitaria in Molise lo impone. Il titolo scelto per questo nuovo intervento non è il frutto di elucubrazioni notturne di disturbati mentali, bensì, il refrain, usiamo una parola entrata nell’uso comune, della ricetta dettata dal professor Diaforius, uno dei personaggi del “malato immaginario” di Molière, pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin per dare sollievo ad Argante.

Titolo che ci permettiamo di prendere in prestito per commentare quello che sta accadendo nel complesso e purtroppo malatissimo pianeta sanitario molisano. Un pianeta che certamente farebbe “pendant” con i mali del protagonista della commedia del commediografo francese che morì in scena per un colpo apoplettico. Affezione che fu scambiata per una finzione scenica,che finzione non era, perché a distanza di pochi giorni “il dissacratore del regno del re sole” morì adagiato su di una poltrona che si conserva nel museo della “Commedie Francaise” era il 17 febbraio 1673.

Di secoli ne sono passati e di malati anche, ma mai come quelli che,se non si corre prontamente ai ripari, ci riferiamo allo stato di “coma de passè” della sanità, potrebbero “terminare”per le incongruenze della situazione che si è venuta a creare nel Molise sotto attacco del Covid19.Incongruenze che, da molto tempo, hanno messo in seria difficoltà un settore che è in attesa di vedere come andrà a finire visto le continue scaramucce tra i vari protagonisti che agiscono a discapito dei molisani.

Un settore che, invece solo se si volesse, ma a quanto pare non c’è volontà, potrebbe rappresentare un fiore all’occhiello di questa regione per le basi che in passato sono state poste. Basi chevacillano pericolosamente per la non “revisione” ma soprattutto per il “non rinforzo” che potrebbe rimettere in opera quello che esiste senza dover apporre all’ingresso il cartello con su scritto“chiuso definitivamente per mancanza di volontà”.

Parole che rappresentano la chiosa di un discorso che non giustifica assolutamente una situazione inammissibile e inaccettabile come quella che si è creata a scapito della collettività tant’è che più passano i giorni, più le speranze assumono il valore del “due di coppe”. Simbolismo da gioco di carte che danneggia lasanità contraddistinta non da un H rossa che sta per Ospedale ossia salvezza ma da un H nera ossia morte. Sanità che,nonostante le dimostrazioni, i cortei, gli incontri, è l’unica vittima di chi non ha programmato o non ha voluto programmare per motivi a noi sconosciuti.

Materia delicata la programmazione specialmente quella sanitaria che, ironia della sorte fa da spalla, nonostante l’assurdo della questione, agli strali lanciati all’indirizzo dichi forse nell’inerzia totale non ha provveduto alla quadratura del cosiddetto “cerchio “non magico tanto per intenderci; peccato però che non ci si rende conto che le cure che si vorrebbero mettere in attosono solo un palliativo per i mali che affliggono questo delicatissimo comparto del sistema Molise.

Il quale, tra conti in rosso scarlatto, tavoli romani di concertazione, incontri tra le parti, sta per esalare l’ultimo respiro. Un ultimo anelito di vita che si spegne lentamente tra accuse e baruffe tra le parti anche se il dottor House visto la situazione direbbe:“la soluzione è facile basta risolvere il puzzle della vita delle strutture che si prendono cura del paziente; ma a quanto pare non c’è alcuna volontà di farlo”.

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