Viaggio spesso per questioni di lavoro. All’automobile, che utilizzo molto, ed al pullman preferisco il treno, dove ho possibilità di lavorare, studiare, leggere, guardare il paesaggio e i colori della natura, sonnecchiare; lo preferisco anche perché è un mezzo di locomozione sicuro, che inquina meno di tante auto che viaggiano tutte verso la stessa meta, che mi porta al centro di una città, partendo dal centro di un’altra città. La tratta ferroviaria Campobasso-Roma fa parte della mia vita, da quando, studente universitario fuori sede, prendevo il famoso treno delle 13:45 della domenica per tornare nella Capitale dopo un breve week-end “a casa”. Da allora qualcosa è cambiato: la variante di Rocca di Evandro, il Minuetto al posto del più austero Aln 663, il prezzo del biglietto. Ma troppe cose sono rimaste uguali a sé stesse: le facce dei pendolari, l’”odore” di treno, il paesaggio, l’arrivo e la partenza da Roma ai binari “lontani” (prima erano quelli delle linee laziali, ora è il tronco “B” del binario 20), segno di un’emarginazione geografica che sento ogniqualvolta devo muovermi dalla mia città per entrare in contatto con il resto del Mondo.
Decido di prendere il treno delle 6:53 da Campobasso. Mi porterà al centro di Roma in poco più di tre ore: una condizione ideale per chi deve incontrare gente, fare riunioni, prendere aerei, Frecce Rosse o Argento e raggiungere il nord Italia, l’Europa, il Mondo. Da Roma il Mondo è a portata di mano; da Campobasso raggiungere Roma in treno è un’avventura. Il treno non è affollato: molti sono partiti prima delle 6, qualcuno avrà scelto il pullman, qualcuno ha rinunciato agli appuntamenti anche per via delle cattive condizioni meteo che stanno affliggendo il nord Italia. Alla stazione di Bojano siamo già in ritardo di 20 minuti: un guasto al tecnologico Minuetto, oppure un problema sulla linea, sta mettendo in discussione la puntualità del vettore … e la pazienza dei viaggiatori. Ad Isernia il ritardo è aumentato di altri 25 minuti. A Venafro i minuti di ritardo sono diventati 53.
La gente è furiosa. Io chiamo Roma per annunciare il mio ritardo all’appuntamento, preso cautelativamente alle 10:30 in zona Termini. Il personale viaggiante di Trenitalia è imbarazzato. Qualcuno parla di una linea pensata e realizzata alla fine dell’800 e che da allora non ha subito grossi interventi di miglioramento; qualche altro giura di non prendere mai più il treno; qualcuno, tra cui me, tace pensando a come recuperare qualche minuto sul ritardo all’appuntamento, una volta arrivato a Roma. Mi fermo a riflettere, guardando fuori dal finestrino le colline e i monti di questa bella regione che è ormai troppo indietro per recuperare un ritardo storico che è infrastrutturale, economico, culturale e intellettuale. Il Molise è fuori dal Mondo, fuori dalle logiche del mercato, fuori dal contatto con gli ambiti virtuosi che pur esistono in questo Bel Paese.
Ho scelto di vivere in questa regione con consapevolezza, sapendo che tutto sarebbe stato più difficile, che per allinearmi a quello che succede fuori dai suoi confini avrei dovuto impegnarmi di più, mantenendo faticosamente i contatti, cercando io di raggiungere gli altri e non aspettandomi mai che gli altri raggiungessero me, chiedendo appuntamenti ed incontri sempre a metà/tarda mattinata per scontare quella distanza fisica e quel disagio infrastrutturale che nessuno, se non un molisano, può comprendere.
Un giorno, nel corso di una riunione a Milano, l’Amministratore delegato di una grossa società, incuriosito dal curriculum che gli avevo consegnato per far conoscere la mia azienda, mi chiese: “Mi spiega cosa ci fa una società come la Sua a Campobasso?”. Non seppi rispondere perché non è facile spiegare a chi quotidianamente vive una realtà connessa ed in linea con il Mondo quali siano le motivazioni più profonde che mi hanno spinto, dopo oltre un decennio di vita nella Capitale, a rientrare in Molise.
Oggi arriverò in ritardo alla riunione. Il mezzo di trasporto più affidabile che esiste, il treno, ha fallito ancora una volta nella sua migliore prerogativa: la puntualità. Ma se neanche un treno è in condizione di ridurre quell’emarginazione che sento fortemente e che vorrei che non ci fosse; probabilmente non c’è alcuna voglia di scuotere questa regione e spingerla fuori dal dormiveglia in cui da troppi anni si crogiola.
Mentre scrivo questa lettera il treno corre veloce sulla linea Cassino-Roma, con i suoi quasi 60 minuti di ritardo. Quando arriverò a Roma nessuno si sarà accorto che il Minuetto da Campobasso è arrivato così in ritardo; forse solo i passeggeri in attesa di riprenderlo nel verso contrario.
Roma, con o senza il Minuetto da Campobasso, continua a vivere con il suo ritmo, a progredire e crescere con i suoi problemi e le sue contraddizioni. Il resto del Mondo, da lì, è a portata di mano.
Io, questa sera, riprenderò il treno per Campobasso. Voglio sperare che, almeno questa volta, arrivi puntuale: a casa mi aspettano per cena. ( Pierfederico De Pari)
Treni in Molise. Fuori dal Mondo: Lettera aperta di un viaggiatore per necessità
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