Nella Relazione annuale alla Camera dei Deputati della Commissione di garanzia sullo
sciopero, tenutasi a Roma lo scorso 21 giugno 2018 nella Sala della Regina in Montecitorio, il Presidente Prof. Giuseppe Santoro Passarelli ha esposto un passaggio significativo ribadendo che”la società ha bisogno di un Sindacato che sia in grado di raccogliere la sfida della modernità, senza retorici condizionamenti del passato o battaglie che possano rilevarsi di retroguardia. Il dialogo tra le parti sociali risulta essere fondamentale nel delicato momento storico che attraversa il paese, di fronte al quale nessuna delle parti sociali può permettersi di opporre dogmatismi o intransigenze ideologiche”.
Parole importanti che devono far riflettere, che vanno analizzate alla luce della situazione
politico-sociale attuale. Non vi è dubbio che la situazione generale, in Italia e nel mondo, sia grave. Le problematiche riguardano l’alto tasso di disoccupazione giovanile e femminile,
l’aumento senza controllo dei livelli di povertà, la mancanza di prospettive di sviluppo e
l’assenza di concreta programmazione politica, un sistema fiscale iniquo ed una scarsa ripresa produttiva, l’emergenza dell’immigrazione, i difficili equilibri europei e la mancanza di strategie comuni per fronteggiare problematiche internazionali quali la sicurezza sociale, le guerre economiche, la stabilità economica ed i rapporti fra Stati nelle aree calde della zona euro mediterranea ed asiatica.
Nella nostra piccola realtà regionale le cose non possono certo andare meglio. La crisi
economica di rilevanza nazionale ed internazionale si riflette in maniera ancora più marcata in una realtà piccola come il Molise, alle prese con difficoltà economiche e sociali storiche, oggi ancor più accentuate.
È in questo contesto che deve operare il Sindacato, cercando di dare il meglio di sé, lavorando con criterio, razionalità, concretezza, onestà, buon senso.
Rispetto alle esigenze che furono alla base della sua genesi, rispetto alle iniziali convinzioni
dogmatiche ed alle rigorose ideologie d’un tempo, l’evoluzione del concetto di sindacalismo ha modificato gli ambiti di interesse e di attività delle OO.SS., ampliandone i confini e facendone spesso il propulsore d’un processo virtuoso di crescita economica, politica e sociale. Questo è il richiamo che viene rivolto all’organizzazione sindacale da parte dei lavoratori, questo è il monito espresso dalle Istituzioni, queste le aspettative dei cittadini.
Non v’è dubbio, quindi, che le problematiche vadano affrontate con serietà e lucidità, nel
tentativo di trovare le giuste soluzioni e dare prospettive, perseguendo principi di equità,
giustizia sociale e democrazia partecipativa e solidale, facendosi portavoci e sostenitori di
interessi, esigenze ed istanze dei lavoratori in maniera efficace e proficua, mai inopportuna.
Ciò che è sbagliato e fuorviante è fare promesse impossibili da mantenere, offrire prospettive irreali, far balenare apparenze improponibili, illudere i lavoratori e chi è in cerca di lavoro, distruggendo definitivamente la speranza nelle coscienze dei cittadini, motivo di disaffezione nei confronti di tanta politica, di sfiducia nelle istituzioni e, in ultimo, di scetticismo verso le
stesse parti sociali.
In un contesto quale quello attuale, anche in presenza di problematiche serie, importanti ed
urgenti, non si potrà né si dovrà mai sfociare in una conflittualità isolata, sterile ed avventata.
È invece necessario riflettere, confrontarsi e valutare tutti gli aspetti delle situazioni prima di portare avanti un’azione di forza, prima di aprire una conflittualità, prima di dichiarare uno sciopero. La mobilitazione del personale deve essere gestita con lungimiranza, intelligenza e in vista d’un risultato concreto, non per motivazioni inconcludenti, poco chiare o magari addirittura strumentali. Lo sciopero è uno strumento troppo importante e non deve essere usato a sproposito e banalizzato chiedendo un inutile sacrificio ai dipendenti.
Cavalcare l’onda della protesta, nel meschino tentativo di dare sterile importanza al ruolo di
questo o quel sindacato, porta di sicuro un vantaggio immediato in termini di consenso ma,
alla lunga, travolge tutto e tutti, finendo per colpire proprio i più indifesi.
Non è questo l’atteggiamento giusto. Al giorno d’oggi le conquiste del sindacato non vengono strappate con la violenza, con la forza, con la mobilitazione a tutti i costi e con singole azioni isolate ed improduttive, seppur motivate; piuttosto vengono fatte maturare con realismo e razionalità, con lavoro di squadra, con perseveranza, con iniziative costanti ed attività prolungate.
I risultati si ottengono con l’unione e la coesione, e ciò è possibile solo facendo cultura fra i
lavoratori e coinvolgendo gli iscritti, incentivandone la partecipazione e la collaborazione,
fornendo loro le giuste informazioni e promuovendo formazione sindacale continuativa ed
aggiornata.
I lavoratori non vogliono essere un semplice strumento nelle mani di chi li usa unicamente a proprio vantaggio, ma vogliono essere rappresentati validamente e coinvolti con serietà. Se si continua a rappresentare senza farsi carico degli interessi reali di chi si rappresenta, se si continua ad operare senza programmazione e in modo ambiguo ed irrazionale, il Sindacalismo in Italia continuerà ad essere considerato come qualcosa di vecchio e obsoleto, da cestinare.
Coordinatore SLP-CISL Abruzzo Molise
(Antonio D’Alessandro)