Chi vive il sindacato, con la passione che merita, deve riflettere con attenzione sulle storture del lavoro: la differenza di trattamento economico tra uomini e donne, con la donna guadagna meno di un uomo; lavori usuranti poco tutelati; morti sul lavoro segno di sconfitta per l’intera società.
Caporalato, sfruttamento, turni massacranti, disoccupazione, conflitti interni, la tragedia delle morti bianche, disparità di genere, precariato giovanile e “cultura dell’esubero” affliggono il mondo del lavoro frenando la crescita culturale, sociale ed economica del Paese.
Lo sfruttamento delle persone, come se fossero macchine da prestazione, con “forme violente” come il caporalato e la schiavitù dei braccianti in agricoltura o nei cantieri edili e in altri luoghi di lavoro, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia delineano un mondo del lavoro non a misura della dignità dell’uomo.
Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro! Negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti “lavoratori poveri”: persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza al loro futuro.
Bisogna incoraggiare le trasformazioni degli ambienti di lavoro in luoghi di fraternità, dove formare le persone e educarle a quella pace di cui oggi il mondo “ha sete”.
Il sindacato, in questo contesto, è chiamato a dare voce a chi non ha voce. Bisogna prestare attenzione ai giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti.
Il sindacato deve essere la sentinella del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili.
Il sindacalismo italiano è chiamato a una grande opera di rinnovamento che passi attraverso un nuovo progetto di unità sindacale. Un progetto in grado di rompere la tendenza alla burocratizzazione, alla dimensione oligarchica e, soprattutto, per riprendere un rapporto diretto con i lavoratori.
Credo che questa sia un’esigenza che riguardi sia le Organizzazioni Sindacali, sia il sistema democratico del Paese. Una democrazia con i corpi intermedi deboli o ripiegati su istanze corporative non giova alla società.
Il pluralismo delle idee e delle proposte è un bene quando non costruisce muri e confini, ma consente di abbandonare gli egoismi di organizzazione per entrare nella reciprocità, vera dimora del noi, nell’incontro tra libertà.
Solo dentro un democratico e partecipato percorso unitario si potrà realizzare il proprio desiderio, all’interno di un desiderio comune che porti ad uno sviluppo sociale che rispetti i diritti di ognuno.
Il Responsabile CISL Molise
Antonio D’Alessandro