SLC Cgil e Uil Poste: sciopero dei lavoratori postali applicati negli Uffici aperti al pubblico

Lo Sciopero Generale del 1° giugno 2018, riservato ai lavoratori postali applicati negli Uffici aperti al pubblico, porterà alla chiusura di molti degli  stessi per tre giorni consecutivi viste anche le festività del 2 e 3 giugno.

Lo Sciopero è stato proclamato SOLO dalle Segreterie Regionali del Molise di SLC CGIL e UIL POSTE.
La proclamazione dello stesso Sciopero fa seguito ad una serie di conflitti di lavoro e vertenze aperti più volte dalle OO.SS. firmatarie del presente e che mai hanno visto una seppur minima risposta da parte dell’Azienda. Ci sono ragioni di carattere lavorativo ma anche sociale che hanno portato a questa, seppur dolorosa, decisione.
        1) Ci sono principalmente problematiche interne, quelle che in effetti hanno portato allo sciopero, che vedono i lavoratori postali applicati negli Uffici Locali, abbandonati a se stessi, vessati e minacciati quotidianamente per una produzione sempre maggiore atta a portare benefici ai “capi” di turno. Quest’Azienda ne paga un paio per “schiavizzarne” cento. Non esistono più regole, non esiste più contratto. Molti Direttori degli Uffici più grandi, Quadri di livello A2 ma anche A1, sono costretti a fare gli sportellisti per mancanza di personale. Gli uffici di Livello B lavorano sempre da soli impediti anche a rispettare le norme di sicurezza. Tutto questo purtroppo la gente non lo sa. E neppure sa che ci sono varie richieste di demansionamento  da parte di questo personale. Un chiaro sintomo di insofferenza alla mancanza di regole e di stress da lavoro correlato. Siamo oramai al limite della sopportazione.
        2) Ci sono tantissimi operatori, soprattutto giovani, con contratto part time che attendono, persino da otto anni la trasformazione in full time. Eppure l’Azienda continua ad imporre una marea di  straordinari per i turni pomeridiani. Paga gli straordinari che sono non tassati e non trasforma i contratti part time. In Molise Poste Italiane ha, in percentuale, un numero di contratti part time superiori a quanto invece prevede la legge.
       3) In ultimo ci sono fatti gravissimi legati a percorsi di crescita del personale delle Filiali, dove non esiste alcuna trasparenza e dove, addirittura, la laurea, si trasforma in un boomerang. Una pratica  indegna e vergognosa, in auge soprattutto nella Filiale di Campobasso, più volte denunciata dal CGIL e UIL ma che continua comunque ad imperare.
Passiamo ora alle problematiche di carattere sociale, quelle che investono l’intera Regione.
Il Molise è la regione italiana in assoluto più penalizzata dai tagli indiscriminati messi in atto da Poste Italiane. In dieci anni si è persa la metà dei posti di lavoro. Di 1600 addetti ora ne restano poco più di 800. Stipendi certi che sono venuti meno e che influiscono negativamente sul già anemico PIL regionale. Sono stati portati via anche molti servizi assegnati ad altre regioni più “fortunate”. Ad esempio le pratiche di successione vengono lavorate in Puglia. In pratica, il Molise è stato fagocitato dalle regioni più grandi. E tutto questo a fronte di un bilancio aziendale florido che vede un’ininterrotta distribuzione di utili agli azionisti. Poste Italiane si è quotata in Borsa, le azioni continuano a salire e dalla vendita del 40% delle stesse il Ministero dell’Economia ha ricavato 3 miliardi e 750 milioni di euro. Nulla è stato reinvestito in Azienda.
I tagli e le razionalizzazioni di Poste Italiane hanno penalizzato tutte le zone interne e montane del Molise. Gli uffici dei centri minori aprono oramai a giorni alterni. La posta viene recapitata a giorni alterni. E, nel merito, non sono assolutamente escluse ulteriori e ancora più gravi iniziative aziendali.
Naturalmente a pagare sono le classi più deboli. Ad esempio gli anziani che, per riscuotere le loro misere pensioni, sono costretti a file interminabili, da sopportare spesso in piedi. Proviamo ad immaginare se, come paventato, l’Azienda decidesse di chiudere definitivamente anche alcuni uffici. Questa gente dovrebbe recarsi per riscuotere e pagare le bollette nei centri più vicini. E ad una pensione di 600 euro non puoi sottrarre anche solo 10 euro per trovare qualcuno che ti accompagni alle Poste.
Il taglio dei servizi a questi centri minori ha portato anche allo spopolamento degli stessi. L’Ufficio Postale e la consegna della corrispondenza rappresentavano, nell’immaginario collettivo, una certezza, cancellata oramai dal semplice imperativo del sempre maggior ricavo. Invece continuano a parlare di digitalizzazione dove non solo manca la rete ma anche i soldi per comprare un computer.
Tutto questo scempio si è perpetrato con il silenzio, se non la collaborazione, delle classi politiche molisane che si sono avvicendate negli anni. Hanno serenamente permesso la sparizione di 800 posti di lavoro senza proferire verbo. Una vergogna! C’è stata solo qualche coraggiosa e sporadica presa di posizione da parte di pochi sindaci, come quello di San Pietro Avellana, per altro abbandonati a se stessi, che hanno proposto ricorso al TAR avverso le razionalizzazioni in parola. In Toscana invece il Governatore ha appoggiato pubblicamente le amm.ni comunali, e l’Azienda ha dovuto recedere dai propri progetti.
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