È difficile trovare le parole a commento della sentenza del Tribunale di LARINO (CB) sulla morte sul lavoro del giovane bracciante rumeno GHEORGHE RADU.
Abbiamo seguito quella tristissima vicenda fin dalle prime ore di quel 29 luglio del 2008, sollecitando le istituzioni nazionali e regionali ad intervenire, e mettendoci alla ricerca dei suoi familiari.
Abbiamo conosciuto la moglie e la figlia, Maria e Valentina, e sostenuto i loro passi per ottenere giustizia, conoscere la verità e rimettere in piedi la croce, più volte divelta, nel fosso delle campagne di Nuova Cliternia di Campomarino dove Gheorghe venne lasciato morire dalla paura di chi scelse di non chiamare i soccorsi per timore di essere rimpatriato.
Come tutte le sentenze, anche questa va rispettata, e non appena conosceremo le motivazioni continueremo a sostenere Maria e Valentina, ma ciò che ci lascia amareggiati è che a distanza di 9 anni lo Stato non ha individuato alcun responsabile per quella tragica morte, e ci ferisce ancora di più che il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento di stranieri e di clandestini in agricoltura è ulteriormente cresciuto, come se la vicenda umana di Gheorghe Radu non avesse insegnato nulla a nessuno.
Sconfitti, ma non vinti, continueremo nella nostra lotta contro le grandi ingiustizie che umiliano, gli ultimi, i poveri e gli oppressi, consapevoli di essere poco più di un soffio di vento contro un uragano, ma non per questo intendiamo arretrare o desistere.
Sentenza sulla morte di Gheorghe Radu, interviene l’Associazone Tedeschi: una vicenda amara
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