Disagi e nevrosi, ieri pomeriggio, per centinaia di vacanzieri di ritorno dal mare, per un blocco del traffico che sicuramente poteva essere evitato. Questi i fatti. A ridosso del lago di Guardialdiera è installato da giorni un semaforo per dei lavori di manutenzione, peraltro per un tratto di strada di non più di poche decine di metri; il manto stradale è divelto e per tale motivo anche di domenica, a lavori fermi, il transito deve avvenire in senso alternato. Detto questo nasce spontanea la considerazione che dalla tarda primavera e per tutta l’estate centinaia di autovetture e camper transitano sul tragitto che da Termoli porta a Campobasso ed alle province limitrofe il Molise; transito che poi si concentra su determinati orari, durante i quali il traffico diventa intenso. Questi elementi sono pressoché identici praticamente da sempre; in quelle fasce orarie, peraltro ristrette, di norma si usa accompagnare al semaforo l’assistenza di personale stradale, o in alternativa di rappresentanti delle forze dell’ordine, per favorire un deflusso più o meno regolare del traffico ed evitare ingorghi, che poi generano sempre disagi e caos. Questo purtroppo ieri non è accaduto e si è invece verificata una situazione di disagio, che avrebbe potuto anche generare problemi maggiori. Proprio sul viadotto che sovrasta la diga si è creato un lungo incolonnamento di vetture, nel senso di marcia che porta da Termoli verso Campobasso, mentre nella corsia opposta le poche auto transitanti trovavano la strada completamente libera. Le auto dei vacanzieri di ritorno sono rimaste bloccate anche per mezz’ora in una situazione anche di potenziale pericolosità, visto che su quel tratto di strada non vi è né piazzola di sosta, né corsia di emergenza e tanto meno alcuna via di fuga. Aggiungiamo a ciò i contraccolpi psicologici di chi si vede fermo nell’auto su un viadotto con sotto un lago profondo. Non sappiamo dove si sia creato l’incaglio per una soluzione all’apparenza elementare al problema e se ciò sia stato motivato da un corto circuito di comunicazione tra le autorità competenti, ma quello che è accaduto è francamente incomprensibile e sinceramente, per chi ha vissuto quei momenti di disagio e di tensione, anche irritante. Speriamo solo che ciò non abbia nuovamente ad accadere, perché motivi giustificativi certamente non ve ne sono.
Stefano Manocchio