Secondo appuntamento, per la Scuola di Legalità “don Peppe Diana” e il Progetto “Legalità Bene Comune” voluto e redatto da Vincenzo Musacchio con l’assessore alla cultura del Comune di Campobasso Emma De Capoa. Un appuntamento particolarmente sentito che segue ad un primo incontro riuscitissimo presso la Scuola Petrone di Campobasso dove è intervenuto in audioconferenza il magistrato Nino Di Matteo, PM a Palermo e Presidente onorario della Scuola di legalità. Dopo la storia e la testimonianza di chi ha visto assassinati i suoi maestri Falcone e Borsellino, ecco che l’ospite, Simona Dalla Chiesa figlia del generale, diventa il racconto di un altro protagonista della storia moderna, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa legatissimo alla lotta al terrorismo e alla mafia. “Oggi siamo alla seconda giornata della scuola delle legalità – ha affermato Vincenzo Musacchio – e affrontiamo il tema del terrorismo e delle stragi di mafia, per cercare di interagire con i ragazzi dell’Istituto Montini di Campobasso e per far capire loro un periodo che non hanno vissuto”. Si parlerà anche del Dalla Chiesa nel suo privato grazie alla presenza della figlia Simona fortemente voluta dalla Scuola di Legalità e dal suo Presidente Musacchio. “Credo – ha asserito infine Musacchio – sia giusto che i ragazzi sappiano quello che è successo negli anni ottanta e incomincino a riflettere su temi che direttamente o indirettamente nel loro futuro li riguarderanno”.
Simona Dalla Chiesa, giornalista, è stata consigliere regionale della Calabria dal 1985 al 1990 e deputata del PDS dal 1992 al 1996, eletta sempre in Calabria nel 1992 e riconfermata due anni dopo. Successivamente, è stata dirigente del Partito Democratico di Catanzaro e nel 2009 eletta nell’Assemblea Nazionale del PD.
Carlo Alberto Dalla Chiesa, medaglia d’oro al valor civile alla memoria, fondatore del Nucleo Speciale Antiterrorismo e vicecomandante generale dell’Arma dei Carabinieri, nella sua brillante carriera ha combattuto contro il terrorismo delle Brigate Rosse e contro la mafia siciliana. Oltre ad assicurare alla giustizia diversi boss malavitosi, è stato tra i primi a indagare sulle presunte relazioni tra mafia e politica.
È anche grazie a Dalla Chiesa che nell’ordinamento italiano è stata prevista la figura giuridica del pentito, grazie ai quali riuscì ad arrestare gli esecutori materiali del delitto del leader della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e della sua scorta.
Nell’aprile 1982 fu nominato prefetto di Palermo, per contrastare la mafia, dove lamentò subito la carenza di sostegno da parte dello Stato, aiuti richiesti tramite uno dei giornalisti più importanti della storia italiana, Giorgio Bocca. L’intervista, pubblicata il 7 agosto 1982, mise in risalto la sconfitta dello Stato nella battaglia contro Cosa Nostra e delle connivenze che hanno permesso alla mafia di agire indisturbata per troppo tempo.
Meno di un mese dopo, il 3 settembre 1982, la sua A112, sulla quale viaggiava con la seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, in via Carini a Palermo, fu affiancata da una BMW, sulla quale ci sono Antonino Madonia e Calogero Ganci, quest’ultimo in seguito pentito, che freddarono il Generale e la consorte con una scarica di kalashnikov. Nell’agguato morì anche un agente della scorta.