Non ci piace riproporre cose già scritte che sicuramente stancano il lettore, ma la questione è talmente ghiotta che c’induce a rilanciare la palla a centro campo con la speranza che qualcuno la calci nuovamente all’indirizzo della porta, qualunque essa sia. Palla che, nella fattispecie è rappresentata al “dagli all’untore” nei confronti di chi ha partecipato alla convention che si è svolta a Termoli in cui l’ospite speciale è stato il ministro De Vicenti che ha ribadito la necessità di rilancio del meridione ed in particolare del Molise. “Big Gino” che dopo aver caratterizzato molte stagioni politiche, ricoprendo incarichi di prestigio e di prima linea, forse, ripetiamo forse, spera di poter essere ancora utile alla causa dei “molisanes”, popolo di provata fede, che, allo stato attuale, ancora non si capisce qual è. Personaggio di spicco di quando il Molise era paragonato al Vaticano per la nota collocazione politica di marca democristiana che ha voluto rimarcare la sua incisività soprattutto politica, premettendo che nessuno in politica è sicuro, e che in questo caso, non si vuole arrendere tanto da spronare il destriero che cavalca, con la speranza di poter occupare le prime file che, a nostro giudizio, quello di osservatori e di piccoli cronisti di provincia, non necessitano assolutamente di strategie inaccettabili e tanto meno attuabili. Sul perché di certe scelte, sempre che ce ne siano, non entriamo, anche perché, un detto locale, ricorriamo ancora a citazioni scritte e riscritte: come ti fai il letto così, ti ci addormenti, è quanto mai eloquente.
Tuttavia, corre l’obbligo di scrivere alcune cose, che il Giusti nel Sant’Ambrogio appellò come scherzucci, che potrebbe far vedere la questione sotto una luce differente, ovviamente qui non è in gioco la persona come tale, anche perché si è sempre dimostrato un molisano e un campobassano DOC a cui va la nostra simpatia, la questione è un’altra il perché di questa ennesima mutazione che ha portato gli attenti osservatori della vita politica ma soprattutto il “popolo della rete” a scagliarsi anche con epiteti poco simpatici nei suoi confronti la cui chiosa finale è: tu c’crir’ancora…nun sai che ha fatt’ semp cussi’…e c’vo’la zengara p’nduvna’ la vtura. Ci fermiamo qui altrimenti non la finiamo più perché siamo sicuri che una volta passata la “tempesta” tutto torna al normale anzi verrà dimenticato nel giro di pochi giorni.
Eppure chissà quante volte sfogliando i quotidiani o navigando su internet, per chi è un internauta, sarà capitato di leggere, anche se per pura curiosità, gli inserti non solo economici che mettono in vetrina e di conseguenza in offerta, oggetti o servizi che però nella maggior parte delle volte, mascherano carenze altrimenti non sarebbero messo in piazza con tanta enfasi. Ci riferiamo al prodotto politico che non occupa la parte finale della stampa in generale, perché è presente sulle prime, che ha caratteristiche ben precise: la doppia faccia come il Giano bifronte tanto da far registrare specialmente nei periodi caldi come quello che stiamo vivendo critiche e attacchi alimentando ancora più disinteresse. Un settore che cela qualcosa che non va perché quello che si propaganda e si vuole far passare per “unico” è difettato sotto tutti i punti di vista.
Un settore che, alla luce degli avvenimenti in riva all’Adriatico il cui leit motiv è la difesa delle posizioni acquisite, è “farlocco” specialmente se arriva da chi ha fatto nuovamente una diversa scelta di campo rispetto alle indicazioni degli elettori e dichiara di non accettare lezioni di stile e di politica. Argomenti che, proprio perché “fluff” si possono inserire nel catalogo degli “inutili” e non in quello degli “introvabili” che il postino appone nelle cassette che sono fuori dai portoni dei condomini. Argomenti che attraggono per la “inservibilità” che Guido Gozzano definirebbe “di pessimo gusto”. Argomenti che non interessano i molisani che da tempo hanno capito che “le chiacchiere sono arte leggia” e qui’ visto lo stato delle cose e degli avvenimenti le chiacchiere e i proclami “stanno certamente a zero”. Ci scusiamo se siamo sgrammaticati e ortograficamente scorretti ma quando c’vo’ c’vo’.
Massimo Dalla Torre