Venerati confratelli nell’Episcopato! Cari presbiteri!
Cari diaconi, consacrati e consacrate!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!
Sono veramente commosso e grato al Signore di poter vivere in comunione con tutti voi questo momento di grazia, nell’abbraccio rassicurante della Vergine Maria, alle cui mani ho affidato il mio ministero di Vescovo, 16 anni fa. Era il sabato 19 gennaio 2008, quando sono giunto tra di voi, tra molta trepidazione e speranza. Il Signore oggi, sempre ai piedi di Maria Addolorata, mi concede di poter dire una sola parola. La più potente.
Quella che ha segnato da sempre il mio essere discepolo e pastore. È la parola più bella e più dolce, che considero il punto di congiunzione tra la terra e il cielo.
È il GRAZIE! Nell’immenso campo di Dio ho sempre amato raccogliere questo fiore e donarlo, gratuitamente, con sentire sincero, con incoraggiamento a tutte le persone che ho incontrato lungo la mia strada in ben trent’anni di servizio episcopale, prima nella Locride ed ora qui, in Molise. E se uno porta veramente Cristo, indossa la sua tunica bianca, fatta di accoglienza e di gentilezza verso tutti, specie verso i poveri che sono stati la mia compagnia quotidiana, camminando con voi, specie nelle lunghe e sofferte udienze.
A loro, ai poveri, ho dato la precedenza su tutto e su tutti. Per questo rivolgo a loro il mio primo grazie, perché senza di loro sarei diventato un funzionario della fede, che predica la carità ma poi fa fatica a donare se stesso! Dico grazie ai poveri, perché davanti alla loro piccolezza e fragilità, ogni giorno ho potuto mantenere intatto il tesoro più grande: l’amore per il Vangelo, quell’amore che mi ha portato alla decisione di farmi prete e di servire, sulle strade della storia, quanti cercano ascolto, attenzione e conforto. A loro il Signore mi ha dato la grazia di portare la carezza di Dio. Sono essi, infatti l’Epifania decisiva del mio stringermi al Signore Gesù,
Crocifisso e Risorto! Ho toccato come Tommaso le sue ferite, esclamando spesso con giubilo “Mio Signore e mio Dio”. Ho immerso tutto me stesso nel mistero di quelle ferite che, nella fede e nella consolazione fraterna, si sono trasformate in vere feritoie di grazia, con lacrime asciugate dai loro volti, lacrime che sono per me vere perle, accumulate per il cielo. Dico poi grazie ai tanti fratelli e le sorelle, che nella malattia mi hanno condiviso la loro storia e i loro drammi. Ascoltandoli, svaniva ogni dispiacere e si faceva più dolce e leggera ogni sofferenza.
Così tante inspiegabili incomprensioni incontrate lungo il mio cammino, davanti al
grido dei sofferenti, si dissolvevano. Perché quando soffriamo l’unico modo per superare la morsa dello sconforto e della solitudine, è prenderci cura affettuosa di chi si sente perduto.
Grazie ai confratelli Vescovi, specie quelli della Metropolia, con i quali abbiamo camminato in una progettazione comune, in speranze condivise, davanti a sfide sempre nuove! Grazie dico poi ai tanti collaboratori, così preziosi e qualificati, che mi sono stati accanto e con i quali ho lavorato con fecondità e ricchezza comune. Grazie a quanti hanno reso possibili molteplici e variegati sogni ed iniziative pastorali, per rendere gioiosa e sorgiva la nostra bella Arcidiocesi, specie negli anni fecondi del Sinodo diocesano, di certo l’esperienza più bella, ricco di sguardo su un futuro lungimirante.
Il Signore vi ricolmi di benedizione, perché tramite voi ho sentito tanto vicina la Sua mano. Grazie alla generosità del vostro cuore, perché mi avete permesso di entrare nel tessuto vivo delle vostre comunità, in particolare durante la Visita pastorale, momento bellissimo di fraternità e di grazia. Ogni incontro è stato fecondo, come Maria che incontra Elisabetta! Siete voi il buon seme dal quale fiorisce tutta la bellezza di questa terra straordinaria del
Molise. Vi porto nei ricordi più cari! Raccogliete ora la benedizione che vi ho lasciato in tutti gli incontri, le
udienze, i pellegrinaggi, le riunioni. Ogni volta ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto, sempre da me ricambiato, con cuore di padre!
Grazie alla Curia, a tutti gli uffici pastorali e a tutti gli Enti ed Associazioni, per il cammino fatto insieme, a stretto contatto, giorno per giorno.
Grazie soprattutto a voi, carissimi presbiteri, che siete stati, nei nostri frequenti incontri il filo d’oro del mio operare. Sappiate che non c’è stata sera in cui non vi abbia affidato alla Madonna. Ogni sera, infatti, prima del riposo, durante la compieta nella cappellina intima dell’episcopio, vero scrigno di tenerezza e devozione, ho ricordato davanti a Maria ciascuno di voi. Ho sempre chiesto alla nostra Mamma celeste di tenervi al sicuro, sotto il suo manto materno, perché non perdiate mai il gusto e l’entusiasmo del vostro servizio; anzi, facciate sempre più vostra l’arte del magnificare, che è l’arte mariana per eccellenza. È infatti nel Magnificat il segreto e
la risposta del nostro sì al Signore. A voi dico una cosa soltanto: non basta essere sacerdoti!
Occorre essere sacerdoti santi zelanti e vicino ai poveri! Non stancatevi di conformarvi a Cristo! Scacciate ogni miopia e mormorazione, ogni permalosità e rancore! Non fermatevi a metà strada! Assecondate a braccia aperte il comando del Maestro Gesù! Seguitelo, senza temere! Perché voi siete la porta aperta sul cielo, proprio in questo tempo, che, purtroppo, fa di tutto per estrometterlo! Non dimenticate mai la preziosità del vostro operare, con passione accresciuta per il Regno di Dio!
Grazie a voi consacrate, per la delicatezza silenziosa e operosa con cui fate sì che il granello della Parola diventi albero di Verità. Il Signore ha posto in voi il mandato di annunciare la lieta Notizia, mediante la vostra instancabile e materna missione di consolazione, specie per i bambini e gli anziani, con un saluto al monastero carmelitano e alla suora eremita.
Grazie a voi fratelli diaconi, per la vostra fedeltà e vicinanza. Continuate ad essere portatori della tenerezza del Signore nelle periferie! Siate i servitori della Parola e dei dimenticati della terra, accrescendo la vostra unità come portatori autentici del Vangelo!
Grazie a tutte le realtà educative, scolastiche, culturali, politiche e sociali… Rafforzate le alleanze e accompagnate i giovani e le famiglie su sentieri di certezze, non lasciando mai vuote le cisterne della promessa che fate davanti a loro.
Grazie alla stampa e alla televisione, con cui abbiamo avuto un fecondo cammino comune. Sono grato a voi per il grande impegno quotidiano nel raccontare, informare e coinvolgere, costruendo così un’identità specifica per il Molise, tanto necessaria, tutta rivolta alla crescita sociale e al bene comune. L’informazione è sempre espressione di libertà. E vi auguro di esercitarla nella Verità, con il fine di costruire e mai di distruggere; di includere e mai di allontanare. Non vi manchi la stima reciproca e la capacità di raccontare sempre il bene,
ovunque sia!
Grazie al mondo della sanità pubblica e privata, ai miracoli che compite ogni giorno con alta competenza, per migliorare la qualità della vita delle persone. Siano benedette le vostre mani che curano! Puntate all’integrazione più rispettosa, per il servizio comune alla gente del Molise. Grazie alle associazioni di volontariato, che fanno da ponte tra gli ospedali e società civile! E grazie alle tante case di riposo, sparse in diocesi, la cui crescita è sempre stata per me una priorità decisiva.
Grazie alle realtà agricole, che lungo le mie visite pastorali ho conosciuto e stimato, in tutta la loro dignità, per il loro grande valore economico e sociale. Siete voi, in armonia reciproca, il futuro più fecondo per il nostro Molise. Ravvivate la pastorale rurale, le aree interne. Non sentitevi mai inferiori ad altre realtà. Abbiate la fierezza di chi sa di essere unico per l’impegno intelligente, nel custodire la vivibilità del Molise.
Grazie ai tanti movimenti, nei vostri diversi carismi, riuniti armoniosamente nella preziosa Consulta delle Aggregazioni laicali. Uniti, formate la costellazione della diocesi. Siate perciò un’unica grande famiglia! Mantenete accesa la lampada della Parola nel buio del mondo. La vostra forza è feconda presenza, per la diffusione del Regno di Dio, proprio dentro le difficili e complesse realtà secolari, in un arricchimento reciproco.
Grazie ai Seminaristi, primavera della diocesi, diffusi su varie realtà educative: a Chieti, a Napoli e nel Seminario Diocesano Missionario che ha sede in Sepino e nello studentato cappuccino. Siete il germoglio di una chiesa nuova. Avete la priorità su tutto, per una pastorale vocazionale diffusiva, dentro comunità cristiane ravvivate anche da voi.
Infine, Grazie a te, carissimo Biagio! Perché hai accolto questa chiamata da Dio per guidare la diocesi di Campobasso-Bojano. A te rivolgo tre auguri, in fraternità piena:
Possa tu, nel tuo ministero, formare un solo corpo vivente con questa Chiesa particolare, senza mai fermarti alle apparenze o alle maldicenze di qualcuno. Possa tu invece guardare questa terra, con gli occhi limpidi di chi contempla il Molise e scorge ovunque il volto di Dio. Resta libero, per essere un pastore nella gioia, proprio come ci dice questa domenica, “Laetare!”. Non ti manchi mai perciò la Luce della Pasqua che trasforma il buio del sepolcro in giardino, sull’esempio di Maria di Magdala, patrona del nostro Sinodo diocesano! Tuo riparo sia
il Signore che ti segue, i santi di questa terra, Bartolomeo e Giorgio, e i tanti cuori che già ti amano. Allora saprai superare, come anch’io ho sperimentato, gli inevitabili momenti in cui è stato necessario salire in Croce con Lui, come ci ha insegnato il Venerabile fra Immacolato, che presto speriamo di vedere Beato assieme a mons. Bologna, martire della pace.
Possa tu attirare questo popolo verso la fiducia evangelica, nel segno del martirio della fedeltà a Cristo Signore e altresì partecipe della vita risorta di Lui, a salvezza di tutti, nella Liturgia del Non temere. Sono certo che porterai l’abbraccio del Buon Pastore, con cuore grande, a vicini e lontani. A te, affido tutti i germogli spuntati, in questa parte di vigna che il Signore ci ha chiesto di coltivare. Possa tu nutrire ciò che è vivido, rinverdire ciò che manca ancora di coraggio e alimentare i germogli nuovi, che attendono di essere fedelmente accompagnati da te.
Possa tu, infine, sentirmi accanto a te, nella comunione silenziosa e devota, come chi si appresta ora ad accogliere l’invito dolce del Signore, di andare in disparte (Mc 6, 31) a riposare un po’, per gustare ancor più la Sua presenza, nella mia vita di apostolo, innamorato di Lui, pronto al servizio di Padre Spirituale aggiunto in Seminario a Chieti e nella predicazione dei vari corsi di Esercizi Spirituali, nelle diocesi in Italia. Nella fondata certezza che Gesù è sempre con te, carissimo Biagio, e con tutti noi.
Su di te sia piena la Pace. Amen!
- p. GianCarlo Bregantini, Arcivescovo Emerito