Ultimi ritocchi alle città, ansia che sale, fibrillazione che aumenta, tutto pronto, anzi quasi pronto, per usare le parole di Monsignor Bregantini ” la perfezione non è di questo mondo”. Stiamo parlando di Papa Francesco, anche se non veniva messo in campo tutto questo dispiegamento di forze sarebbe venuto lo stesso in Molise ” non tappeti rossi, non ostentazioni, il Santo Padre vuole vedere la quotidianità”, i molisani hanno esagerato tirando a lucido una città, Campobasso, che da anni aveva perso la funzione di capoluogo di regione? Non tutto il male viene per nuocere risponderebbe qualcuno, è la dimostrazione che le cose, se si vuole si possono fare. La giornata di domani, per chi riuscirà a vedere passare Papa Francesco lungo il percorso e per chi non ci riuscirà, per chi è credente per chi è un semplice curioso, sarà comunque scritta nella storia del Molise. Un giro nel centro cittadino, transennato e con sorveglianza di tutte le forze militari, e nonostante disagi alla circolazione la gente è entusiasta di poter passeggiare senza auto, di poter avere la parvenza di quella “città giardino” tanto declamata. Ora tocca alle persone, a chi sta apprezzando questo lato delle cose, a volerlo preservare anche in futuro. Tanti piccoli miracoli il Santo Padre li ha già fatti per questa terra, la speranza è che riescano a sopravvivere anche dopo la visita, e chissà se i suoi 5 interventi avranno, oltre alle esortazioni a cui siamo abituati, dall’Evangelii Gaudium agli Angelus domenicali, anche qualche monito per i governanti ….
Tanti i convenevoli e le lodi fatte nelle varie conferenze stampa, ma le somme si tirano alla fine, non all’inizio. Una macchina organizzativa di tale portata ha bisogno di forza lavoro, nei vari settori e nei vari luoghi, a tutte le persone che domani parteciperanno, ma non da spettatori, compresi i giornalisti molisani, andrebbe fatto un ringraziamento, e ai discorsi delle politica, anche domani, dal nostro sito cercheremo di cogliere maggiormante le emozioni della gente, quelle vere, disinteressate. Non di chi apira alla poltrona in prima fila ma a chi si accontenta di “esserci”, di partecipare in qualche modo.
Emblematico il tavolo dell’alatre realizzato in ferro batturo dai giovani della comunità “La Valle ” di Toro, dotto la guida di padre Lino. Un giovane che precipita nel buco nero della , droga, dell’alcol e della disperazione e la mano tesa di Papa Francesco per aiutarlo a risollvarsi. Forse è questo che sperano i molisani, un parola di conforto una mano amica tesa. Con le parole non si vive e non si magia, siamo d’accordo ma non si uccide nemmeno la speranza.