Nell’indifferenza generale e nel silenzio complice del mainstream mediatico, il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge che equipara le unioni fra persone dello stesso sesso al matrimonio. Infatti, due uomini o due donne che vivono insieme saranno giuridicamente equiparabili a due coniugi, il che significa che un bambino potrà essere cresciuto da due persone dello stesso sesso, dunque deliberatamente privato del papà o della mamma, grazie all’istituto della Step Child Adoption.
E significa che la strada per la normalizzazione della pratica dell’utero in affitto, tecnica abominevole per la produzione di bambini ad uso e consumo degli adulti, sarà spianata. È questo lo scenario che si va delineando grazie al Ddl Cirinnà, sulle cosiddette “unioni civili”, un testo che in realtà annienta la nostra civiltà andando a minare la sua cellula primaria, la famiglia. La stessa Monica Cirinnà, relatrice e prima firmataria del testo, in aula riferendosi a questo testo ha parlato di “un passo iniziale verso lo scardinamento, che già esiste nella nostra società, rispetto alla famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.”
Ancora una volta chiediamo: di fronte a tutto questo c’è ancora qualcuno che prova un umano dissenso ed è pronto ad alzarsi in piedi? È arrivato il momento in cui non è più possibile stare a guardare: quando la famiglia viene minacciata, quando il matrimonio è attaccato nella sua sostanza, quando i bambini diventano oggetto di diritto, quando l’essenza stessa dell’essere umano è violata nella sua natura di uomini e di donne, occorre fare qualcosa. Arriva il momento in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Quel momento è adesso!
Scendi in piazza con le Sentinelle in Piedi!
23 maggio 100 piazze per la famiglia Dopo aver realizzato 273 veglie in meno di due anni, portando 40mila persone in piazza, dopo la mobilitazione nazionale dello scorso 5 ottobre, le Sentinelle in Piedi invaderanno silenziosamente 100 piazze italiane, da Roma a Milano, da Trieste a Catania, da Torino a Messina passando per Cagliari, Firenze, in una mobilitazione senza precedenti.
Pubblicamente testimonieremo il nostro no al testo sulle cosiddette “unioni civili”, ribadiremo il nostro no ad ogni tentativo di introdurre l’ideologia gender nelle scuole, come si sta cercando di fare in tutti i modi, rimarcheremo la pericolosità di un testo, il ddl Scalfarotto, che vuole introdurre il reato di opinione costruendolo sull’omofobia, termine studiato a tavolino per zittire chi non si allinea al pensiero unico. Ma saremo in piazza soprattutto per dire sì alla famiglia, cellula fondante della nostra società, sì al diritto di ogni bambino a crescere con il suo papà e la sua mamma, sì a una società che non rinnega, bensì valorizza la ricchezza di ciascun individuo e riconosce il bene oggettivo scritto in ognuno di noi e nella nostra essenza di uomini e donne.
Insieme resistiamo.
In piedi, non ci pieghiamo.
In silenzio, affermiamo che non c’è legge che possa zittire le coscienze vigili.
In piazza, testimoniamo che non c’è menzogna che possa cambiare la realtà.
Non è più sufficiente dissentire fra le mura di casa, perché non c’è verità che persuada e cambi davvero gli altri che non sia espressa pubblicamente e testimoniata davanti a tutti.
La veglia si terrà in Piazza Prefettura a Campobasso dalle 19 alle 20 di sabato prossimo 23 maggio.