di Massimo Dalla Torre
Rosso, giallo, bianco. Non sono semplici colori caratterizzanti la scala cromatica che da sempre si usa per abbellire le cose che, se fossero incolore non avrebbero alcun significato. Colori che fin da bambini si usano anche miscelandoli tra loro e che indicano e ravvivano gli oggetti anche quelli più inusuali.
In questo caso no perché’ da un anno hanno condizionato la vita. Tre colori che permettono la prosecuzione o non delle attività economiche e sociali ma soprattutto la possibilità di uscire dall’incubo chiamato covid 19. Tre colori che si avvicendano secondo le circostanze con cui abbiamo imparato, gioco forza, a convivere, anche se è difficile perché’ non ci appartengono in quanto siamo liberi di mente. Tre colori che inesorabilmente condizionano tutto e tutti.
Tre colori che, nella loro interezza, danno o non danno al via libera affinché’ si possa ripartire o rimanere fermi, inermi e spesso abbandonati ad un destino oscuro e inammissibile. Tre colori che, nonostante si cerchi di allontanare dal modus vivendi, sono costantemente presenti nel quotidiano e chissà ancora per quanto tempo ci condizioneranno.
Tre colori che settimanalmente sono il segnale di ripresa o non ripresa che, per uno strano gioco del destino, cui da tempo siamo schiavi, sono il campanello di allarme che molti si augurano di non sentire suonare. Tre colori che occupano buona parte della giornata soprattutto quella lavorativa costretta ad un altalenante stop and go.
Parole non mutuate dalla nostra lingua che sono entrate di uso comune e che fanno pendant proprio con il rosso, giallo e bianco quali segni di una possibile uscita o non da un incubo che ha preso corpo in una terra lontana dove il colore è predominante.
Tre colori che speriamo ci permetteranno di guardare la tavolozza del quotidiano non con l’angoscia e la non possibilità di sperare ma andare oltre senza timore di doverli usare liberamente altrimenti saranno ancora presenti nella vita del paese e di noi cittadini.