Padre santo, l’anima mia magnifica il Signore, per le meraviglie che sta facendo nella vita mia di Vescovo e della nostra diocesi di Campobasso-Bojano, cui si uniscono con gioia le altre diocesi dell’Abruzzo – Molise. La stiamo accogliendo con cuore colmo di benedizione, in un abbraccio immenso che vuole esprimerle tutto il nostro affetto e tutta la nostra gratitudine. Le diciamo ancora una volta, in coro, tutti insieme: GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
Lei ha scelto di visitare una terra poco visitata. Ma ora ha conosciuto questo mio popolo, mite, cordiale in una regione bella, dalla cultura vivace, con chiese curate, paesi lindi, dalle colline dove si gusta il sapore del grano e del pane, benedetto dalla fatica dei nostri contadini e dal profumo delle nostre stalle. E’ soprattutto una terra molto vivibile: pensi che il Molise è forse la Regione d’Italia con meno inquinamento e meno delinquenza. Lo ha fatto con cuore di predilezione, nella logica di Maria: “Ha guardato l’umiltà della sua serva. E noi chiameremo beata questa sua visita, di generazione in generazione”.
Non le nascondo un certo imbarazzo, quando mi fu detto che il previsto indirizzo iniziale doveva essere spostato al termine, come Saluto di ringraziamento. Tutto era già stato preparato. Ma ora comprendo che queste mie brevi parole sono pensate OLTRE l’evento. Cioè, con umiltà ma in verità, mi sento come un ponte tra questa liturgia e il futuro cammino della nostra terra. Un ponte concreto, che cerca di incarnare le belle indicazioni che Lei ci ha dettato, guardando a Maria di Nazaret, in visita, con sollecitudine, anch’ella, come la santità vostra, verso la montagna.
Il brano biblico, nel cuore della messa della Madonna della Libera, suggerisce infatti di guardare a Maria come colei cha sa servire, nella fede ma soprattutto nella testimonianza della carità. La carità è quella eloquenza dei segni che sempre lei, Padre santo, ci indica. Una parola, cioè, fatta carne, spazio di annuncio credibile del vangelo, via maestra dell’evangelizzazione. Lei oggi lo esperimenta in luoghi molteplici di questa visita. Ad iniziare dal dialogo, serrato, fatto poco fa con il mondo del lavoro molisano, che vive una delicata crisi di speranza. Come sono vere le indicazioni della dottrina sociale della chiesa: mettere sempre al centro di ogni prospettiva e di ogni azione la dignità della Persona umana. Tutto il resto viene dopo!
E’ la cultura della solidarietà, davanti alla precarietà e alla disoccupazione, piaga che richiede da parte di tutti, ogni sforzo e tanto coraggio. E di questo, il Molise ha immenso bisogno, perché il lavoro è la grande sfida per le nostre terre, che deve coinvolgere tutti. Maria della Libera ci doni quella sua premura nel servire i più fragili ed i più poveri, faccia maturare in noi la sua stessa sollecitudine materna, nella condivisione che troverà fattiva già Casa degli Angeli Papa Francesco, nell’abbraccio agli ammalati e nel gioioso incontro con i giovani, a Castelpetroso.
Ma il Magnificat ha dentro un esplosivo contenuto di liberazione, da lei ben raccolto! Nei suoi tre NO (disperde i superbi, rovescia i potenti, rimanda i ricchi a mani vuote) nei suoi tre SI (innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati, soccorre i suoi servi), possiamo cogliere come vivere nella libertà, vincendo l’egoismo, le rivalità, la sfiducia e la tristezza, le lamentele ed i rimpianti, cioè quel grigiore esistenziale (cfr E.G., 273) che è forse il punto più negativo di questa amata terra molisana. Maria ci insegna, invece, a camminare con gioia, a fronte alta, con coraggio, aperti a Dio e ai fratelli, nella fortezza di scelte coerenti, schierati con i più deboli.
Come ci indica questo eloquente altare, posto dentro una capanna che vuole ricordare un pezzo glorioso della storia del Molise e delle regioni vicine, Puglia ed Abruzzo: la storica transumanza, che per oltre un millennio ha fatto prospere, e ricche di arte, queste nostre colline, in pacifica collaborazione con le regioni vicine! Cioè una chiesa in cammino, che ben conosce l’odore delle pecore e ne condivide con cuore materno tutte le difficoltà e fragilità.
Il paliotto, poi, realizzato dalla comunità terapeutica La Valle, esprime plasticamente il Magnificat: un giovane sta precipitando nel buco nero della droga, dell’alcol, della precarietà lavorativa. Ma invoca, con braccia disperate, un aiuto. Ed ecco che a venirgli incontro, con mano sollecita, c’è proprio Lei, santità, che lo sorregge e lo rialza, spinto dalla Madonna della Libera, che illumina la scena! Siamo missione e non solo facciamo missione! E’ la prossimità, di cui ha bisogno il nostro tempo! Specie verso gli immigrati, (un anno fa, Lei era profeticamente a Lampedusa!) cui va la nostra commossa preghiera e accoglienza, come sta avvenendo, con cuore grande ed ospitale, in queste settimane, anche in Molise!
Infine, uno sguardo alle mete alte, belle come le cime innevate del Matese, sorretti dalla Madonna della Libera. Sono i tanti volti di Vangelo vissuto, che hanno testimoniato come la vita vada riempita di giustizia, costruendo un domani positivo, fatto di ponti! Lei vede, espressi in un apposito banner sul fondo di questa meraviglioso stadio che lo abbraccia con entusiasmo, una serie di volti. Sono i testimoni del Vangelo, nativi o operanti in Molise, lungo i secoli: accanto a san Pietro Celestino, nostro compatrono regionale, sono presenti le immagini di mons. Secondo Bologna, Padre Giuseppe Tedeschi, san Giovanni eremita, Fra Roberto di Giovanni, don Stefano Gorzegno, padre Antonio Rocco, san Pio da Pietrelcina, il beato Ludovico da Gildone, Fra Immacolato Brienza, padre Raffaele di sant’Elia, mons. Vittorio Fusco. Da loro, imparo ed insegno continuamente, uno slogan: gareggiate nello stimarvi a vicenda e scegliete sempre ciò che unisce, poiché Dio mai si stanca di perdonare!!
Ringrazio infine tutti coloro che in questi mesi, complessi e vivaci, ma fortemente unificanti, hanno concretamente lavorato per la buona riuscita di questa imponente manifestazione. Ci perdoni eventuali mancanze o limiti, poiché non è semplice accogliere papa Bergoglio, per il suo fascino e la sua forza travolgente! Grazie allora ai numerosi e graditissimi confratelli vescovi, ai molti sacerdoti, diaconi e seminaristi, alle fattive autorità, ai tantissimi volontari, agli operai che hanno sudato sotto il sole, al comitato organizzativo fedelmente presente, agli ammalati ed anziani, che hanno offerto la loro sofferenza, alle consacrate che ci accompagnano con la loro preghiera, agli emigranti che ci seguono con partecipazione viva, ai tantissimi organi di stampa locale, nazionale e internazionale
A tutti voi, qui presenti, numerosissimi, certo che questo evento, marchiato dal fuoco dello Spirito, ci aiuterà a fare del Molise un giardino di pace, un’aurora di speranza per tutti. E a Lei, un’ultima richiesta, dal profondo del cuore: “SANTO PADRE, NON SI STANCHI DI TENERCI PER MANO CON LA FORZA DELL’AMORE DI DIO, per poter sempre ripetere, con Maria. ECCOMI, ECCOCI”. Amen.
+ p. GianCarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano,
Metropolita del Molise