Nella Via Crucis scritta da S.E. mons. GianCarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso –Bojano, per l’annuale e atteso appuntamento con il Papa la dimensione umana si rende cristologia sociale, in uno “scandaloso” approccio al mistero. Lo scandalo, l’inciampo evangelico è presente in ogni commento alle singole stazioni, che divengono punti di pesante riflessione e sovente accusa aperta, nei confronti di un uomo il cui volto è stato sfigurato dai mali di un mondo egoistico. Dunque le parole ferme, dure, senza possibilità di replica risuonano come una denuncia, da parte di un uomo che si è sempre schierato vicino ai deboli, agli ultimi, nei confronti del peso schiacciante di una condizione che non è più a favore della persona.
Il volto di Cristo si carica di concetti che stravolgono la vita dell’uomo di oggi. Bregantini non ne tralascia nemmeno uno, rendendoli in immagini plastiche e tristemente attuali. Non sono parole consolatorie, di evanescente speranza, bensì sono un identikit del volto sfigurato dell’uomo e, di conseguenza, del Cristo. Sono denunce aperte: contro i falsi giudizi e le calunnie; la crisi che attanaglia il globo; l’incapacità di aprire il cuore all”accoglienza dell’altro; le condizioni disumane in cui versano i carcerati della terra; l’abbandono degli ultimi. E il volto dell’uomo invecchia per i suoi dolori. Bregantini guarda. Nella speranza cristiana, oltre, al di là, per trovare nel Cristo sfigurato, nelle sue ferite che diventano “feritoie” la luce misericordiosa che porta alla Redenzione. Nelle “sette parole di Gesù sulla croce”, definite un capolavoro di speranza, Bregantini offre la chiave di lettura antropologica del riscatto dell’uomo- Dio. Con pennellate rapide, stringate, essenziali, il commento delle sette parole risuona come il manifesto del volto dell’uomo nuovo, “Non più la disperazione del nulla. Ma fiducia piena nelle sue mani di Padre, l’adagiarsi nel suo cuore.” L’esperienza del cristiano stimma tino si riveste di poesia nella citazione integrale di un brano di San Gaspare Bertoni, fondatore dell’ordine a cui appartiene in vescovo. E’ l’affidamento a Maria, la madre che accoglie tra le braccia il volto sfigurato di Cristo, che lega questa meditazione stupenda nela sua semplice liricità “Degnati di offrire a Dio quanto oggi ho da fare e patire, in unione dei meriti tuoi e del tuo santissimo Figlio. Ti offro e dedico tutto me stesso e tutte le cose mie al tuo servizio, ponendomi tutto sotto il tuo manto. ” La Madre, che in Molise è apparsa con il titolo di Addolorata, è la compagna umile e silenziosa di questo volto sfigurato dell’uomo e Bregantini a lei si rivolge per affidare il nuovo volto, il nuovo uomo che può rinascere solo dalla consapevolezza che l’allontanamento dal padre è causa di tutti i nostri peccati. Dinanzi a questa ammissione l’uomo può trovare nuova vita e nuovo volto: ” Il velo del tempio è squarciato. Finalmente vediamo il volto del nostro Signore. E conosciamo in pienezza il suo nome: misericordia e fedeltà, per non restare mai confusi, nemmeno davanti alla morte”.