Negli ultimi anni l’incidenza dello scompenso cardiaco è andata aumentando, raggiungendo proporzioni epidemiche. Nonostante i significativi recenti progressi terapeutici, la mortalità dei pazienti resta elevata. L’argomento è stato affrontato, sabato 14 giugno 2014, nel corso del Convegno “ADVANCED THERAPY IN HEART FAILURE IL CARDIOLOGO ED IL CARDIOCHIRURGO: APPROCCIO INTEGRATO” organizzato dalla Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II” di Campobasso insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Dopo i saluti del Direttore Generale, dott. Gianfranco Rastelli, e del Direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, Prof. Camillo Cavicchioni, ha introdotto di lavori il dott. Carlo Maria De Filippo, Direttore dell’U.O.C. di Cardiochirugia.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore con la presenza di due suoi autorevolissimi esponenti: il Prof. Massimo Massetti, Direttore dell’U.O.C. di Cardiochirugia del Policlinico “Gemelli” di Roma
e il Prof. Filippo Crea, Direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, sempre del Policlinico “Gemelli”, che sono intervenuti insieme ad altri esperti della materia.
Il Prof. Massetti, nella sua relazione, ha parlato del “ruolo dell’assistenza ventricolare nell’insufficienza cardiaca”. Per la cura dell’insufficienza cardiaca è necessario un percorso assistenziale integrato che veda la presenza di diversi specialisti tra i quali Cardiologi, Cardiochirurghi, Anestesisti, Rianimatori, Internisti etc. E’ fondamentale lavorare insieme intorno alle problematiche del paziente, in questo modo si possono raggiungere importanti risultati che puntano all’eccellenza.
Si prevede che nei prossimi anni il numero di pazienti che andrà incontro a scompenso cardiaco grave raddoppierà e questo perché le nuove terapie che salvano le persone dall’infarto fanno sì che si crei una popolazione che va incontro allo scompenso cardiaco cronico refrattario alla terapia medica. Il trapianto cardiaco non può, da solo, rappresentare una soluzione per il trattamento dell’insufficienza cardiaca avanzata, sia a causa della scarsità di donazioni, sia per l’elevato numero di pazienti che, per età e condizioni di salute, non sono candidabili a trapianto. In questo contesto, i dispositivi di assistenza ventricolare rappresentano una valida alternativa al trapianto di cuore, il cui programma in Italia ha già raggiunto livelli di eccellenza.
Il Prof. Crea, nella sua Lectio Magistralis, ha parlato delle “cellule staminali nel trattamento dello scompenso cardiaco”. Il cuore per anni è stato considerato un organo composto di cellule (miocardiociti) incapaci di rigenerarsi dopo un insulto. Studi recenti, tuttavia, hanno evidenziato la presenza di meccanismi di rigenerazione e di riparazione del tessuto miocardico, mediati dalla attivazione di cellule staminali adulte residenti nel cuore stesso. Questo avanzamento scientifico ha aperto nuove possibili strade per il trattamento dell’insufficienza cardiaca, suggerendo che la somministrazione di cellule staminali possa rappresentare un nuovo obiettivo terapeutico nei pazienti con malattie cardiache avanzate.
Sono intervenuti, tra gli altri, il Prof. Emilio Musacchio, Direttore dell’U.O.C di Cardiologia dell’Ospedale San Timoteo di Termoli, che ha moderato due sessioni di lavoro e ha affrontato il tema delle “aritmie ischemiche”, il Prof. Francesco Versaci, Direttore dell’U.O.C. di Cardiologia dell’Ospedale di Campobasso e Isernia che ha parlato del “la denervazione simpatica delle arterie renali: dalla cura dell’ipertensione a quella dello scompenso cardiaco”, il Prof. Bruno Villari Direttore dell’U.O.C di Cardiologia dell’ Ospedale “Fatebenefratelli” di Benevento, che moderato un sessione sul tema “Insufficienza Mitralica nello scompenso: quando intervenire”, il Prof. Fabrizio Gentile, dell’ Università degli Studi del Molise che ha parlato di “Strategie immunologiche di prevenzione e terapia dell’insufficienza cardiaca nella cardiopatia coronarica e nel post-infarto del miocardio”. Tra gli intervenuti anche relatori provenienti dall’estero: ha partecipato ai lavori il Prof. Federico Benetti, docente di Cardiochirurgia presso la Fondazione Benetti, Santa Fè Argentina, che ha parlato di “La rivascolarizzazione miocardica nella cardiomiopatia ischemica avanzata: quando e perché”.
L’evento ha visto una nutrita partecipazione di pubblico, si è instaurato un vivace dibattito tra gli intervenuti che hanno apprezzato l’alta qualità scientifica delle relazioni.