Abusi e maltrattamenti a danno di minori in Molise. Il fenomeno c’è, rispecchia le percentuali nazionali e richiede particolare attenzione perché non esiste un servizio pubblico permanente. Tra i casi la fascia più colpita va dai 11 ai 17 anni, prevale quindi nella fascia adolescenziale; che comprende pressapoco in egual misura maschi e femmine. C’è ancora molto sommerso che occorre portare alla luce affinché tanti bambini ritrovino la serenità; fondamentale è l’intervento sulla genitorialità, oggi fortemente in crisi. Occorre potenziare la formazione del personale che opera su un tema così delicato; la riforma della giustizia Cartabia ha messo mano al problema ed ha
potenziato fortemente i servizi sociali, che hanno molte responsabilità in più ma soffrono per una grande carenza di personale. Questi, a grandissime linee, i dati presentati dal team del progetto Child Care su abusi e maltrattamenti a minori che stamattina ha diffuso i risultati di un triennio di lavoro.
All’incontro, tenutosi all’incubatore sociale di Campobasso in via Monsignor Bologna, hanno preso parte gli assessori alla Politiche sociali della Regione (Gianluca Cefaratti) e del Comune di Campobasso (Luca Praitano): entrambi hanno ascoltato l’esito di un percorso di rete ed hanno raccolto l’invito a dare un seguito ad un servizio purtroppo assente nella nostra regione. Child Care, centro clinico che ha preso in carico numerosi casi segnalati soprattutto da Servizi sociali e Tribunale, si è occupato di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia attraverso la gestione di percorsi specialistici di intervento con minori e famiglie, in collaborazione sinergica con la rete dei servizi territoriali socio-sanitari, giuridici ed educativi, sia pubblici che privati.
Molto importante è stata la presenza in sala della dottoressa Simonetta Mancini, giudice del Tribunale per i Minorenni, che da anni opera su questo territorio, così come i vertici ordinistici degli Assistenti sociali (Angela Perrella) e degli Psicologi (Alessandra Ruberto). L’esposizione dei risultati è stata affidata alla responsabile del progetto, la psicologa e psicoterapeuta Francesca Vitale, cha ha parlato a nome di un team composto da professioni diverse.
Il progetto Child Care, finanziato dall’Impresa Sociale Con I Bambini nell’ambito del Bando “Ricucire i Sogni”, è stato infatti realizzato dalla Cooperativa Sirio (capofila), dalle Cooperative Isis e NuovAssistenza, dagli ATS di Campobasso, Isernia e Venafro, dalla Cooperativa Edi e dalle Associazioni PsicoIus e Isnet. Tra i saluti, in collegamento da Roma, c’era presente Benedetta D’Alessandro che per Con i Bambini ha seguito tutte le fasi del lavoro.
Ricordando che il team di Child Care si occupa da molti anni ormai di maltrattamento e abusi con progetti analoghi, la dottoressa Vitale ha sottolineato quanto questo tipo di intervento sia complesso perché si ha a che fare soprattutto con reati e quindi bisogna essere molto preparati: per questo Child Care non solo si è dotato di personale eccellente, ma ha inserito durante il percorso molta formazione specifica.
“Quando siamo partiti – ha spiegato la dottoressa Vitale – ci siamo mossi subito sulla raccolta dei bisogni e ci siamo spesso confrontati con altre realtà analoghe in Italia grazie ai momenti “di comunità di pratiche” organizzati da Con i Bambini: l’emersione del fenomeno resta la principale esigenza comune. Quindi ci siano messi al lavoro sulla creazione della rete istituzionale e, passo dopo passo, siamo riusciti a condividere la gestione dei casi con tutte le istituzioni, aumentando notevolmente il livello qualitativo degli interventi”.
Il concetto di rete nell’approccio multidisciplinare al caso è un concetto introdotto dalla legge da oltre vent’anni, ma dalla teoria alla pratica il salto è sempre molto complicato. Ecco perché i risultati del lavoro di Child Care sono anche e soprattutto di carattere metodologico. “Abbiamo affinato le procedure per la presa in carico e la gestione integrata dei casi di maltrattamento infantile ha aggiunto la responsabile di progetto – procedure siglate con le istituzioni attraverso protocolli pubblici che restano quindi a disposizione”.
Molto si è lavorato sulle dinamiche familiari e sul sostegno alla genitorialità, uno dei temi trattati in collegamento online da Monica Micheli, psicologa e psicoterapeuta, giudice onorario della Corte d’Appello di Roma che ha seguito tutto il progetto. “La metà dei casi trattati ha riguardato l’alta conflittualità tra i genitori – ha spiegato – Si tratta troppo spesso di situazioni in cui il diritto dell’adulto prevale ancora su quello del bambino e questo è il più grande scoglio da superare.
Trasversale a tutti i casi è stata registrata una trascuratezza emotiva dove i figli sono considerati oggetto per ferire l’altro, motivo per sanare vuoti personali o altro, ma mai persone con diritti, esigenze e desideri”. Sebbene il progetto volga al termine, il servizio verrà mantenuto in parte perché convogliato dalla cooperativa Sirio su un altro progetto attivo che può includere una parte dei casi e una parte degli interventi. Alcune attività però non potranno essere continuate e tra queste proprio la valutazione delle capacità genitoriali che è molto importante, se non determinante.
Affrontata infine con estrema chiarezza espositiva ‘a quattro mani’ la questione inerente la riforma Cartabia e la sua ricaduta a fini pratici sul sistema di presa in carico. L’avvocato Mascia Ketty Bonetti Gandolfi e l’assistente sociale Daniela Antonini, esperte formatrici e supervisori, hanno analizzato tutti i cambiamenti che riguardano gli operatori del settore: uffici giudiziari, servizi sociali e centri a supporto delle loro funzioni. Cambiamenti che mirano sicuramente a snellire le pratiche e a rafforzare la tutela dei minori, ma che richiedono tempo e attenzione per essere realizzati appieno.