Con questo detto prettamente popolare, anche perché il linguaggio del popolo è quello che rende meglio l’idea, consentiteci di tornare sull’argomento della prossima scelta di chi dovrà governare la regione all’indomani delle primarie di Aprile. Una questione che dovrebbe essere una pura formalità, tanto per parafrasare un film di Roman Polansky, ma che in verità presenta molti punti interrogativi che pendono sul Molise come la spada di Damocle; il che non è cosa di poco conto. Frase che fa da pendant con un altro detto che dice che “la folla non è buona nemmeno per la guerra”. La quale, si è scatenata con virulenza tra le varie coalizioni, anche se ora sono ancora sorrisi e pacche sulle spalle, che vede lavare i panni sporchi nelle lavatrici interne senza dover ricorrere a quelle esterne. A quelli che obietteranno; ma questi non la smettono di usare paragoni che poco “c’azzeccano”, come direbbe il buon Di Pietro, con quello che sta accadendo nei palazzi della politica molisana, rispondiamo che usiamo un linguaggio fuori dal normale, perché solo in questo modo l’uomo della strada che ha dato fiducia a chi ora siede negli scranni più alti dei palazzi del potere può avere contezza di quanto accade. Accadimenti che vedono arrivare in regione i big della politica nazionale che dovrebbero dare giusto riconoscimento a chi si pone a capo delle nuove formazioni che si sono venute a creare. All’ interno del PD.
Insomma, una baraonda che fa apparire il precedente un “gioco di ragazzi”. Con questo non vogliamo inneggiare a quello che è stato, ma i grattacapo certo non mancano, specialmente se si deve rispettare anche in futuro il patto che ha visto in queste settimane il salto del fosso e gettare alle ortiche gli ideali; Ecco perché consentiteci di dire che è giunto il momento definitivo di ricomporre un puzzle dove i pezzi sono andati perduti e che difficilmente si potrà ritrovarli. Vedete, in queste ore di fibrillazione, certamente non vorremo trovarci al posto di chi dovrà scegliere e dire agli esclusi, “non preoccuparti perché sarai nuovamente impegnato; mi devi dare una mano assolutamente; nessuno rimarrà senza fare nulla; scherzi il tuo ruolo è fondamentale per le sorti di questa realtà; ti devi occupare di una cosa di vitale importanza; fino ad ora siamo stati impossibilitati a operare ora a lavoro tutti nessuno escluso”. Parole che, nonostante i buoni proponimenti, purtroppo ne siamo più che sicuri, ancora una volta saranno vanificate perché solo pochi affiancherà chi per i prossimi cinque anni, almeno che non ci sia un cambio in corsa avviata; magra soddisfazione per gli altri questo lo aggiungiamo noi, porterà questa nave in acque più sicure. Parole che sappiamo che mascherano una forma di politica obsoleta. La quale, cambierà solo i protagonisti ma non il modo di attuarla, il che significa poco rispetto per il cittadino che in questo inizio di stagione politica guarda con ansia, “al balcone” con la speranza di sentire: “Nunzio vobis gaudio magnum: abemus papa”, anche se la frase di rito è ancora lontana da essere pronunciata, perché manca un anno alle elezioni e in politica tutto può accadere, soprattutto l’inimagginabile.
Massimo Dalla Torre