PREVENZIONE E CURA DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI è il tema del convegno in programma martedì 22 novembre 2016 alle ore 18.30 presso la Parrocchia di San Giovanni Battista a Campobasso (Convento dei Frati Francescani San Giovanni dei Gelsi).
Dopo l’indirizzo di saluto del Parroco, Padre Giammaria APOLLONIO, e del Direttore Generale della Fondazione, dott. Mario ZAPPIA, presenterà il convegno il dott. Carlo Maria De Filippo, Direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari. Introdurrà i lavori il dott. Michele ROESLER, relazionerà sull’argomento il dott. Nicola TESTA, Cardiochirurgo presso il Dipartimento di Malattie Cardiovascolari Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II”. Padre Antonio NAPOLITANO, Cappellano della Fondazione, farà una riflessione spirituale introduttiva all’incontro.
Le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa di morte secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e questo riguarda sia l’uomo che la donna. Le statistiche mondiali indicano addirittura che l’incidenza di patologie non trasmissibili, fra cui le patologie cardiovascolari, sono in aumento rispetto a quelle trasmissibili. Il divario di longevità fra uomo e donna si sta riducendo perché le donne hanno ormai acquisito stili di vita – lavoro, stress, abitudini alimentare e fumo – come quelli degli uomini. Il fatto che la percentuale di patologie cardiovascolari cresce nelle donne e addirittura che le donne muoiono di più di queste malattie è un problema ancora poco riconosciuto.
Ecco perché la prevenzione assume una importanza fondamentale. E’ indispensabile sensibilizzare tutti gli attori ed anche tutti i cittadini. Ciò attraverso iniziative che tocchino tutti gli ambiti della società e che siano non solo limitate al mondo sanitario e scientifico, ma anche fornendo informazioni corrette alla popolazione e rendendo i cittadini coinvolti nella prevenzione cardiovascolare il prima possibile nell’arco della loro vita e in tutti gli ambienti e contesti.
I livelli di intervento per una corretta prevenzione cardiovascolare sono:
· Prevenzione “primordiale”, rivolta ai bambini e ai giovani;
· Prevenzione primaria, ossia incentivare corretti stili di vita quando la persona è ancora sana o non sa di avere rischi;
· Prevenzione secondaria, rivolta a quei soggetti che hanno già avuto un evento cardiovascolare e che hanno bisogno di consigli sulla prevenzione per non ricadere nella malattia per il tempo più lungo possibile”.
Per quanto riguarda i giovani e le famiglie, è fondamentale una azione di sui corretti stili di vita e in particolare sui seguenti aspetti: Alimentazione corretta e attività fisica: uno dei problemi più grossi oggi è l’obesità infantile che può trasformarsi in diabete e quindi un fattore di rischio cardiovascolare. Il controllo degli alimenti attraverso la scelta di alimenti “positivi” (frutta e verdura, basso contenuto di zuccheri, giusta quantità di carboidrati, privilegiare grassi non saturi) è fondamentale. Nell’era del computer, inoltre, molte ore vengono sottratte all’attività fisica: occorre quindi favorire il movimento riducendo le ore passate davanti alla TV, al computer e a giochi sedentari. Non iniziare a fumare – il fumo è il primo fattore di rischio cardiovascolare, e oltre l’80% dei fumatori iniziano a fumare fra i 14 e i 20 anni; ne deriva quindi l’importanza di una informazione sui rischi del fumo nei giovani. Sottoporre il giovane a controlli periodici in caso di familiarità per patologie cardiovascolari.
Nel corso dell’evento i relatori, illustreranno in modo generale e con un linguaggio semplice e fruibile da tutti, anche alcune delle più moderne tecniche chirurgiche per la cura di questa patologie che vengono quotidianamente praticate in Fondazione, pensiamo alle tecniche mini invasive che rispetto alla chirurgia tradizionale, garantiscono la riduzione del 30% della permanenza in terapia intensiva e del 15% del tempo di ricovero ospedaliero. Lo sviluppo tecnologico, la chirurgia mini invasiva e le nuove bioprotesi senza suture consentono operazioni molto più rapide (il tempo si riduce di circa un terzo), e meno traumatiche per il paziente rispetto alle procedure tradizionali. Questo ovviamente va ad impattare positivamente sui risultati dell’intervento, riducendo i rischi di infezione, e sui tempi di ripresa del paziente, che risultano più veloci, grazie al minor trauma chirurgico.