Nel momento in cui qualcosa termina, solitamente, si traccia un bilancio. Anche per la gestione dell’Amministratore Delegato di Poste, Caio è arrivata la fine del suo mandato. Il Segretario Interregionale della CISL Poste Antonio D’Alessandro, analizza il mandato dell’AD Caio in maniera succinta e quasi rabbrividito:
Nell’ultimo periodo ha enfatizzato, molto, i ricavi ottenuti da Poste Italiane, comunque nettamente inferiori di chi l’aveva preceduto.
Servizi peggiorati su tutto il territorio nazionale con Sindaci in rivolta per gli uffici chiusi e il recapito che non funzionava più mentre lui raccontava cose diverse.
All’interno dell’Azienda ha lacerato il tessuto sociale facendo proliferare un’arroganza vessatoria mediante inasprimento delle sanzioni disciplinari e alimentando ingiustizie nelle carriere e nel sistema premiante.
Disconosciuto la democrazia rappresentativa calpestata con un’indicibile arroganza servendosi di dirigenti rampanti e di “vecchi arnesi” riciclati della prima Repubblica spacciati per cavalli mentre erano ben che vada ronzini se non asini.
Lasciato proliferare una lotta intestina tra le divisioni, qualcuna spinta da delirio di onnipotenza, e altre articolazioni.
Carriere “strane” e assunzioni ancora più strane che hanno penalizzato aspettative interne e non già finalizzate a potenziare i settori in crisi.
Consulenze esterne oggetto d’interrogazioni parlamentari che ancora sono al vaglio degli inquirenti.
Rottura dei tavoli sindacali. Contratto di lavoro scaduto e pretestuosamente fatto slittare.
Il Segretario della CISL Poste Antonio D’Alessandro, dopo una disamina fortemente negativa, conclude con una riflessione, lo slogan, il cambiamento siamo noi, si è rivelato un cambiamento in peggio. L’AD Caio ha rappresentato solo l’apparire e non la sostanza. Poste Italiane e i suoi dipendenti, per quello che ha fatto, lo ricorderanno senza rimpianti pensando al suo periodo di gestione come il peggiore di sempre.