Il partito di maggioranza, il PD, è diviso sulle privatizzazioni, la spaccatura si registra anche a livello governativo. Il capitale della società Poste Italiane, quotata in Borsa dopo la prima apertura ai privati, è attualmente suddiviso tra Cdp 35%, Tesoro 29,3% e 21,8% investitori istituzionali e il 13,9% sono in mano a singoli risparmiatori.
Il No secco alla vendita di Poste è giunto dalla Segreteria della CISL Poste, Antonio D’Alessandro ha dichiarato. “Non si affronta il problema del debito pubblico con le privatizzazioni, nutro forti dubbi se non altro perché non possiamo continuare con questa logica di privatizzazione di realtà
strategiche come Poste Italiane, occorre una grande strategia d’investimenti pubblici”.
Da oggi sono finite le assemblee con tutti i lavoratori postali molisani, in cui il Sindacato ha aperto un dibattito all’interno della categoria. La voce dei lavoratori è chiara, le perplessità che suscita, la scelta del Piano industriale di Caio di puntare sul risparmio gestito (prodotti con capitale di rischio) anziché sul tradizionale risparmio sicuro dei prodotti della Cassa – ha dichiarato Antonio D’Alessandro, Segretario Interregionale di SLP-CISL -, il mandato che ha ricevuto il Sindacato, dai lavoratori è far capire, alla Politica e alle Istituzioni, il ruolo di Poste Italiane e delle sue relazioni con i risparmiatori italiani e con i cittadini destinatari dei servizi.
Le risposte dell’AD Caio, alla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti, alle puntuali domande e osservazioni fatte dalla Presidente della Commissione Bonfrisco, sulla necessità di valorizzare presso i clienti le finalità e gli utilizzi dei fondi raccolti attraverso il collocamento dei prodotti di risparmio tradizionale emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, non sono apparse per nulla convincenti – ha riferito Antonio D’Alessandro – lasciando al contrario intatti i dubbi sugli effetti nel tempo che le scelte gestionali attuali possono lasciare, orientando il ruolo di Poste verso la “finanziarizzazione” piuttosto che verso la “digitalizzazione” che occorre al Paese e che può rappresentare il vero motore della crescita.
Anche in tema d’incentivi alla vendita, riservati ai venditori di Poste Italiane – finisce Antonio D’Alessandro – le risposte dell’AD Caio non sono apparse del tutto in linea con la realtà quotidiana vissuta invece negli uffici postali dove le cosiddette “pressioni commerciali” hanno raggiunto livelli ormai insostenibili per il personale addetto alla vendita di prodotti finanziari, tanto da determinare, per questi dipendenti, una volontà sempre più forte di cambiare mansione. Il futuro di Poste deve guardare alla digitalizzazione e ai cambiamenti del futuro, ma le Poste devono fare innanzitutto le Poste e mantenere salda la missione per cui sono nate.
Poste, D’Alessandro: mantenere salda la missione per cui sono nate
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