di Massimo Dalla Torre
Dopo una brevissima assenza, dovuta dalla necessità di riorganizzare le idee, visto che in quest’ultimi giorni si sono affastellati avvenimenti e fatti che meritano attenzione: torniamo a fare capolino dalle colonne del giornale per commentare quella che è la notizia del giorno in quanto, due esponenti politici del centrodestra Giovanni Varra, tra l’altro eletto Presidente del Consiglio Comunale contro ogni aspettativa, e Antonio Madonna hanno cambiato casacca all’atto dell’insediamento dell’assise di Palazzo San Giorgio.
Cambio che ha capovolto le sorti dell’assise che da anatra zoppa è divenuta volatile in piena forma a tutti gli effetti, di conseguenza pronta a governare Campobasso per i prossimi cinque anni. Manovra anzi colpo di scena fatto da chi forse si è detto deluso dal modo di fare politica delle proprie compagini, anche se le elezioni sono terminate da poco meno di un mese. Notizia che mette in subbuglio il mondo politico locale, che definiamo senza ombra di smentita “Jurassik Politic”. Un mondo che, riferendoci ad un detto locale “avota, avota, avota” cioè gira, gira, gira, senza però approdare a nulla. In questi giorni mentre ci apprestavamo ad acquistare il giornale un signore, ci ha chiesto, con molto garbo, cosa pensavamo dei cambi di casacca. Cambi che, come accade in queste occasioni, sarebbero potuti passare sotto tono, perché di routine, alla cui base forse ci potrebbero essere malumori con tanto di ripicca da parte di chi ha pensato di abbandonare le file del
partito di appartenenza.
Cambi che hanno portato ai primi atti: espulsione immediata dai rispettivi partiti anche se il colpo è stato accusato. Cambi che, pur di non dare soddisfazione a chi si apprestato a perpetrarli, non potrebbero essere commentati con un laconico “molto rumore per nulla” prendiamo in prestito il titolo di un’opera del grande bardo inglese Shakespeare. Senza voler puntare il dito accusatorio nei confronti di chi lascia i propri compagni di avventura per proseguire il viaggio con altri, forse in “una classe più comoda” possiamo soltanto dire che le scelte sono personali, anche se non capiremo mai come si possa tradire il freschissimo mandato elettorale. Un patto sottoscritto tra chi ti
da fiducia e chi, in questo caso forse per convenienza o per altro, i latini avrebbero commentato con un laconico: pecunia non olet, poco dopo tempo lo tradisce.
Per tornare alla domanda rivoltaci dinanzi all’edicola dei giornali, consentiteci di scrivere una sola cosa, in una realtà come il Molise dare enfasi al salto della “quaglia”, anzi dell’aquilone” come fu definito anni fa da un consigliere regionale che siede ancora negli scranni di
palazzo D’Aimmo, è sinonimo di “mbicc e mbafamiell” ossia “starnazzamenti di pennuti” e poi dicono che non siamo garbati. Per quelli che non dovessero condividere questa linea di pensiero diciamo che se si devono fare commenti, devono essere fatti su come e su perché si portano avanti certe operazioni di “dubbio gusto”. Operazioni che, nel silenzio “delle stanze” situate nei palazzi al di fuori dei confini molisani, minano ancora di più le basi di questa nostra realtà.
Operazioni che, condotte con la tecnica della “resistenza passiva”, sono dannosissime, perché mostrano pressappochismo di chi le mette in atto e cinismo di chi le ispira. Operazioni che ricordano “la guerra dei bottoni”, altro paragone non troviamo, anche se le armi in uso per questa ennesima sortita sono più letali di quelle che utilizzavano i protagonisti dell’azione bellicosa poc’anzi citata. Guerra combattuta con
munizioni la cui miscela è fatta di: non rispetto, sotterfugio, accordi sotto banco, sgambetti e ripicche ma soprattutto di “illogicità” sostantivo femminile invariato, la definizione non è nostra ma è della grammatica italiana, che la politica e i politici, volutamente ignorano. A voi il perché di tutto ciò; qualora vi fosse un perché; Cosa di cui dubitiamo fortemente.