Il Programma di intenti dell’Osservatorio Regionale Antimafia riguardante la presenza delle mafie nel Molise, partirà dalle diverse attività di indagine messe in atto dalla Magistratura e dalle Forze di Polizia nel corso degli ultimi venti anni. Magistratura e Forze di Polizia, ai quali non ci stancheremo mai di esprimere la nostra gratitudine e il nostro più totale convinto sostegno. Cercheremo di elaborare un’analisi accurata e puntuale sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione. Per questa sua funzione conoscitiva e per i preziosi spunti di riflessione, il Programma auspichiamo possa rappresentare uno strumento fondamentale verso la cultura della legalità e dell’etica pubblica. È questo un obiettivo al quale tutti dobbiamo contribuire, con un rinnovato impulso etico e una ancora maggiore conoscenza tecnica del fenomeno. La nostra regione non è terra di mafia, ma è invece terra per le mafie, un territorio appetibile per le varie cosche del crimine organizzato (mafia, camorra, ndrangheta e società foggiana). Qui le cosche non puntano al controllo militare del territorio, ma al controllo di frange del tessuto economico-produttivo. Sia chiaro che il Molise non è, sotto il profilo della penetrazione criminale, né la Calabria, né la Sicilia, né la Campania, ma sia altrettanto chiaro che è certamente terra di affari per le organizzazioni mafiose per le quali rappresenta un territorio utile per le molteplici attività criminali (riciclaggio, prostituzione, gioco d’azzardo, rifiuti tossici).
Riteniamo che in Molise si stiano vivendo diversi stadi: dell’infiltrazione, della presenza, dell’insediamento, per arrivare in tempi recenti al tentativo concreto di un vero e proprio radicamento soprattutto da parte della mafia pugliese. La nostra regione non è originariamente una terra con mafia e per questo motivo parlare di tale argomento, ancor oggi non è affatto semplice. Chiunque provava ad affrontare tale argomento, spesso veniva accusato di fare inutile allarmismo. Ma è stata proprio la sottovalutazione e rimozione che, intrecciandosi con un allarmante deficit di conoscenze, ha prodotto un terreno favorevole alla crescita della criminalità organizzata. Nel litorale molisano, a Campobasso e nell’area isernina le mafie ci sono e fanno affari, sono presenti nei nostri territori ma spesso non ce ne rendiamo conto. Le inchieste della magistratura e delle forze di polizia delineano uno scenario di cui bisogna prenderne atto, affinché anche da noi cresca la consapevolezza che è arrivato il momento di reagire e di coalizzarsi per fermare ulteriori aggravamenti della situazione attuale. Inchieste che, grazie alla D.D.A di Campobasso, hanno fatto uno straordinario salto di qualità delineando un modello investigativo con il contributo decisivo dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza.
Il Molise è visto dalle mafie come una anonima lavanderia dove ripulire proventi illeciti con le forme classiche del riciclaggio, impoverendo e drogando l’economia sana. I soldi guadagnati con la droga o con altre attività illecite o criminali sono immessi nell’economia legale nel tentativo di riciclarli, di nascondere e far disperdere la loro origine. Uno dei problemi essenziali che hanno i mafiosi è proprio quello di trasformare in soldi legali i capitali mafiosi. Il riciclaggio diventa così l’attività mafiosa più importante nelle regioni del centro-nord così come l’acquisizione di attività commerciali, di imprese, di immobili. È un groviglio che sta avvolgendo intere zone e di cui è sempre più difficile accorgersi. Si rischia di smarrirsi, di perdere il filo che lega insieme diversi fatti tra loro concatenati. E’ importante non perdere di vista quel filo, seguendo sia le vecchie strade, sia i punti di novità della presenza mafiosa in campo economico.
Il nostro piccolo territorio è il luogo dove fare affari, coinvolgendo quegli imprenditori che vedono nei clan la chiave per superare le difficoltà della crisi. Imprenditori che quando pensano di instaurare una relazione di reciproca convenienza con le mafie si trovano immediatamente in un tunnel di solitudine e sofferenza il cui esito è inevitabilmente la dolorosa perdita del controllo della loro impresa, frutto di sacrifici di una vita. Negli ultimi anni, le mafie hanno visibilmente quasi archiviato i metodi criminali violenti, e hanno deciso di lavorare “in modo occulto”, mimetizzandosi, stabilendo una sorta di patto di pace, costituendo anche alleanze e collaborazioni, realizzando vere e proprie holding imprenditoriali. Sono le mafie – ndrangheta, camorra, mafia, gruppi criminali pugliesi – che investono denaro sporco, frutto dei loro proventi illeciti, per riciclarlo, entrando nell’economia pulita. Ci sono le mafie dei “colletti bianchi” che raramente usano la violenza ma fanno molti affari. Professionisti, funzionari, piccoli imprenditori “conquistati” con le buone o con le cattive, per estorsioni, usura, operazioni finanziarie e attività commerciali di copertura. Radicamento, appunto, poco visibile, ma pur sempre radicamento, quello di mafie che contano su connivenze saldate su “colletti bianchi” e insospettabili, canali istituzionali, mondo dell’impresa e delle professioni.
Tutte componenti che tra loro interagiscono attraverso uomini cerniera in modo da tenere il più possibile lontano dalla lente d’ingrandimento della giustizia l’illecita attività. Ciascuno svolge il proprio compito: gli imprenditori gestiscono l’accesso al mercato, i mafiosi riciclano, partecipano e mettono a disposizione la metodologia mafiosa, i politici e i funzionari erogano denaro pubblico ed autorizzazioni, i liberi professionisti mettono a disposizione la loro professionalità necessaria. E’ sempre questo contesto che ci fa capire come la corruzione sia diventata l’altra faccia della stessa medaglia mafiosa. Mafie invisibili, solo per chi non voglia guardare troppo in profondità e fare brutte scoperte, mafie ancora oggi difficilmente individuabili nella loro tradizionale struttura, tanto da aprire un dibattito serrato e finanche appassionante, se non fosse per l’alta posta in gioco: democrazia e libertà, ma anche lavoro e impresa in una terra che non sempre è stata all’avanguardia anche nella tutela dei diritti. Una criminalità organizzata che va denunciata, smascherata, di cui bisogna parlare senza paura o timori perché rappresenta un cancro per le nostre comunità e il nostro misero sviluppo economico. Un sistema territoriale infiltrato dalla criminalità organizzata infatti perde in competitività, in sicurezza lavorativa e sociale, in democrazia e partecipazione, e dunque in benessere e libertà personale e collettiva. Il rispetto della legalità costituisce prima di tutto un valore etico e morale, pilastro imprescindibile di ogni convivenza civile, ma anche un fondamentale valore economico, in quanto condizione necessaria per il pieno sviluppo dei territori, a protezione della libertà degli operatori economici che sono la stragrande maggioranza degli imprenditori molisani, del regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali, della trasparenza del mercato, della sana concorrenza.
Uno dei compiti principali che ci siamo dati noi dell’Osservatorio è quello di mantenere, incrementare e favorire la trasparenza delle attività economiche e del territorio evidenziando la concorrenza sleale e favorendo il vivere civile nelle comunità. L’economia criminale, al contrario, altera le regole del gioco e distorce il mercato, svilendo il lavoro, mortificando gli investimenti, distruggendo la proprietà intellettuale, ostacolando il credito, intimidendo la libertà di impresa rinnegando la sicurezza dei lavoratori. La presenza di attività e comportamenti illegali, e in particolare della criminalità organizzata, modifica insomma la struttura del circuito economico, causando un allontanamento strutturale dal modello dell’economia di mercato. Questo processo porta ad una progressiva contaminazione del tessuto produttivo in cui operano le imprese legali che rappresentano la maggioranza delle imprese presenti nella nostra Regione. In secondo luogo, l’impresa gestita dalle cosche gode artificialmente di un vantaggio di costo rispetto ai competitori legali: il mancato rispetto di normative e regolamentazioni (ad esempio, oneri fiscali, sicurezza del lavoro, tutela ambientale) le consente di prevalere, con prezzi più bassi, qualità scadente del materiale, forza lavoro in nero.
Occorre ribadire quindi con chiarezza che riconoscere di avere in casa un nemico così potente resta il primo passo concreto verso l’assunzione di una responsabilità politica e sociale, la unica e sola chiave di volta nell’approntare tutti gli strumenti utili ad affrontare una battaglia difficile, ma non impossibile da vincere. È un impegno cui non intendiamo rinunciare e questo Programma di Intenti ne è la prova, seppur non la sola. In questa regione, siamo una comunità che ora più che mai deve essere coesa e forte contro le mafie. Ecco perché è necessario che la classe politica, le amministrazioni locali, le associazioni, i sindacati e il mondo dell’impresa, la chiesa, i cittadini tutti si mobilitino dando un segno tangibile contro le mafie, sostenendo il lavoro arduo in cui sono impegnate, quotidianamente, le forze di polizia e la magistratura. Solo insieme potremo contribuire a rafforzare un nuovo impegno contro le mafie, fatto di buon governo della cosa pubblica, buona economia, innovazione e investimento nella cultura, nel welfare e nella partecipazione dei cittadini. L’Osservatorio Regionale Antimafia del Molise è proprio a questi principi che ha ispirato la propria azione e lavorerà sulla trasparenza contro le mafie e la corruzione, con la costituzione di parte civile nei processi di mafia, contro l’economia adulterata, con l’impresa e con i sindacati.
Siamo fiduciosi che ognuno da questo nostro lavoro tragga spunti e stimoli per rafforzare quello che non vogliamo sia solo uno slogan retorico ma una prospettiva condivisa di tutta la nostra comunità: NO ALLE MAFIE IN MOLISE!
Dr. Vincenzo Musacchio – Presidente
Dr. Daniele Colucci – Vice Presidente
Gen. Giuseppe Antonio Di Iulio – Vice Presidente
Avv. Vincenza Casale – Vice Presidente