In merito alla vicenda giudiziaria delle firme false e alla notizia della sentenza emessa in data 8 Maggio u.s, dal Giudice Roberta D’Onofrio e che vede condannati ad una sanzione pecunaria, con sospensione della pena, il Presidente del Consiglio Comunale di Campobasso Michele DURANTE e l’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Campobasso, Salvatore COLAGIOVANNI, i sottoscritti Consiglieri Comunali di Democrazia Popolare Francesco PILONE e Marialaura CANCELLARIO, intendono intervenire sulla vicenda con chiarezza, consapevoli che sia arrivato il tempo dove con forte senso di appartenenza istituzionale, ciascuno deve avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità.
Fino ad oggi il Gruppo Consiliare di Democrazia Popolare ha osservato un rispettoso silenzio sulla questione in ossequio all’andamento delle indagini e nell’assolvimento di un comportamento che è stato sempre lontano da formule demagogiche e populiste sfocianti in costumi forcaioli che non ci appartengono. Seppur informati, sia dagli organi di informazione che dai diretti interessati, al quale va il ringraziamento per la correttezza dimostrata nel rapporto di chiarezza istituzionale evidenziata, nessuna formula di propaganda strumentale è stata usata dai sottoscritti per cavalcare politicamente una vicenda che stava avendo il suo corso nelle sedi giudiziarie preposte.
Ad oggi, però, i fatti ci impongono di intervenire, di dire la nostra, nella piena consapevolezza che non tocca a noi dare nessun giudizio morale o comportamentale sulla questione, né tocca a noi commentare sentenze, ma è nostro dovere solo pretendere chiarezza e senso delle istituzioni. Ecco perché ci corre l’obbligo di evidenziare tre aspetti salienti, fondamentali per le decisioni da prendere:
⦁ Non stiamo di fronte ad un avviso di garanzia o ad un rinvio a giudizio, ma ad una sentenza di patteggiamento che per espresso dettato dell’art. 445 c.p.p comma 1-bis “…………è equiparata a una pronuncia di condanna” anche se tale equiparazione opera solo sotto i profili degli effetti e non anche con riferimento alla colpevolezza dell’imputato;
⦁ Il patteggiamento (tecnicamente “applicazione della pena su richiesta delle parti”) è un procedimento speciale di tipo premiale, che consente di pervenire ad una sentenza, di regola già nella fase dell’udienza preliminare e caratterizzato per il raggiungimento di un accordo tra l’imputato e il PM circa l’entità della pena da irrogare. Esso comporta lo sconto di pena per l’imputato fino al limite di un terzo, ma anche una rinuncia di questo soggetto a far valere la propria innocenza a fronte della riduzione di pena e ad altri benefici.
⦁ La scelta del patteggiamento, concretizzatasi in cinque mesi di reclusione, convertiti in 42mila euro di multa con l’applicazione dunque della sola sanzione pecuniaria, senza pene aggiuntive, ha di fatto “aggirato” la legge Severino che prevede la decadenza in caso di condanna.
In virtù di quanto appena asserito, per essere chiari, il senso delle istituzioni pretenderebbe che i colleghi si dimettessero dai rispettivi ruoli istituzionali ricoperti, e se nel caso dell’Assessore, esponente di Giunta, la scelta (ovviamente personale) implicherebbe, dal punto di vista politico e fuori dalla sfera individuale, la presa di responsabilità in carico al rapporto fiduciario con il Sindaco soggetto deputato alla nomina assessorile (ma il Sindaco, preso dai suoi doppi incarichi e chiuso nelle segrete stanze, ha ormai perso da tempo il contatto con la realtà ed il mondo esterno, al di là di qualche formale taglio di nastro, a tal punto che sulla vicenda, come su tutto il resto, mette la testa sotto la sabbia), cosa diversa è per il Presidente del Consiglio.
L’art. 15 dello Statuto Comunale stabilisce, al comma 1, che il Presidente sia il rappresentante legale del Consiglio Comunale, così come al comma 6, viene definito che il Presidente abbia il compito di rappresentare il Consiglio Comunale nelle pubbliche manifestazioni.
Il rapporto Consiglio-Presidente è, pertanto, un rapporto di stretta rappresentanza, di sintesi, di giusta testimonianza proprio perché il Presidente è eletto dall’organo consiliare.
In conclusione, dunque, appare evidente che il Presidente Durante, in virtù proprio dell’altissimo ruolo istituzionale che ricopre e delle osservazioni appena evidenziate, ma soprattutto perché persona intelligente, debba procedere ad un’attenta analisi seria e responsabile al fine di addivenire ad una giusta decisione senza che nessuno glielo chieda.
Francesco Pilone
Marialaura Cancellario