Campobasso ha un simbolo che non sa di avere e che corre seriamente il rischio di scomparire. Un simbolo che pochissimi conoscono ma che dovrebbe essere conosciuto, “adottato” e per questo gelosamente protetto dai campobassani. Non si tratta di un monumento o di una tradizione in pericolo, ma di una rarissima specie vegetale che in Italia si ritrova solo in pochi punti della Collina Monforte ed è quindi l’unica di cui il Molise può vantarne l’esclusività nel territorio nazionale. La specie in questione è Athamanta macedonica subsp. macedonica il cui nome rivela la sua distribuzione concentrata in un territorio ristretto tra Albania e Grecia continentale e che, in base alle Liste Rosse Regionali e all’ “Elenco delle specie a rischio di estinzione per l’Italia”, è considerata come vulnerabile o rara. Perché tale specie sia presente solo sulla Collina Monforte non è ancora stato chiarito: probabilmente si tratta di un relitto di antiche migrazioni floristiche dall’Est Europa verificate nell’Oligocene o forse è stata introdotta come pianta coltivata per i suoi usi officinali verso la metà del 1500 e poi successivamente spontaneizzata. Le sue caratteristiche morfologiche la rendono individuabile con una certa facilità; per chi volesse osservare Athamanta macedonica, basta che percorri Viale del Castello, viale Fratelli Pistilli Sipio, fino alle pareti del Castello Monforte, dove questa specie vive in corrispondenza di fenditure di rocce, mura di antichi edifici o opere murarie di contenimento delle sedi stradali, suo habitat preferenziale. Un recentissimo censimento compiuto dal laboratorio di Botanica dell’Università del Molise, ha registrato che la popolazione di Athamanta macedonica conta non più di 300 esemplari, un numero davvero esiguo e il cui trend sembra essere in regresso. Questo fenomeno ha pertanto spinto un team di ricercatori di tale Università, coordinati dal Prof. Bruno Paura, a studiarne da tempo, in modo approfondito, la biologia riproduttiva (es. fioritura, fruttificazione, germinazione ecc.) per cercare di comprendere quali fossero gli ostacoli alla sua diffusione ed evitare la sua estinzione nel sito. Purtroppo nei giorni scorsi è accaduto un episodio gravissimo che ha seriamente compromesso l’entità della popolazione della rara pianta. In occasione di lavori di manutenzione e pulizia degli argini stradali, effettuati per conto del Comune dagli operai dell’ ARSIAM, una quindicina di piante, in buona parte prossime alla fioritura, sono state sfalciate, nonostante gli operatori fossero consapevoli della presenza di questa essenza. Quest’ultimi, infatti, durante i lavori, erano stati puntualmente informati dallo scrivente, che era presente sul luogo in quel momento e che, resosi conto dei rischi di tale intervento, ne aveva richiamato l’attenzione, mostrando loro le caratteristiche morfologiche e la localizzazione di Athamanta macedonica. Dopo qualche ora la triste scoperta: buona parte delle piante precedentemente segnalate, erano state recise.
L’episodio, benché apparentemente di poco conto, risulta in realtà gravissimo, data la particolare biologia riproduttiva della pianta che fiorisce e fruttifica una sola volta nella sua vita, morendo subito dopo. Si comprende pertanto che tale operazione di ripulitura non selettiva ha parzialmente pregiudicato il naturale rinnovamento della popolazione nel sito e danneggiato la funzionalità dell’habitat che la ospita. Tale sconvolgimento offre peraltro il fianco alla diffusione di specie infestanti e fortemente invasive come l’Ailanto, sempre più diffuso sulla collina Monforte, che rappresenta il principale competitore di Athamanta macedonica.
E’ davvero inspiegabile come tali episodi possano accadere in un SIC (Sito di Interesse Comunitario), area considerata a tutti gli effetti come protetta, in cui tutte le azioni che possono avere influenza su habitat e specie devono essere oggetto di valutazione. E’ opportuno ricordare che il SIC “Rocca Monforte” è di notevolissimo interesse naturalistico perché si caratterizza, oltre che per la presenza della citata specie, anche per due habitat di interesse comunitario e di ulteriori cinque specie di notevole interesse conservazionistico.
Appare quindi evidente che tutte le operazioni di manutenzione dovrebbero essere gestite e seguite nel rispetto delle misure di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario e non affidate a generici operai privi di adeguata formazione.
Alla luce di quanto accaduto, emerge l’assoluta urgenza di adottare, per tutte le attività che interessano habitat e specie all’interno dei SIC, le opportune misure di conservazione e per le quali i competenti organi regionali dovrebbero rilasciare le autorizzazioni e le specifiche prescrizioni tecniche atte a preservare uno stato soddisfacente di conservazione.
Si rende quindi necessario procedere attraverso una precisa strategia conservativa che preveda:
1) Un parziale e selettivo diradamento del rimboschimento a Pino nero per ampliare i siti potenzialmente idonei all’insediamento di Athamanta macedonica;
2) Una decisa azione di contenimento dell’Ailanto, in particolare nei siti prossimi alle popolazioni di Athamanta macedonica;
3) la coltivazione della specie ex situ e la sua reintroduzione in situ.
Tali soluzioni elencate sono state già proposte dalla Società Botanica Italiana nell’ambito delle misure di conservazione degli habitat e delle specie, finalizzate alla realizzazione dei Piani di Gestione del SIC “Rocca Monforte”.
Campobasso ha dunque l’occasione di dare, con questa rarissima specie, un valore aggiunto ai suoi luoghi anche sotto il profilo naturalistico, finora ingiustamente sottovalutato e mal gestito. Così, Athamanta macedonica potrebbe affiancarsi, assieme alle processioni del Venerdì Santo e dei Misteri, come uno dei simboli di forte caratterizzazione di questa città a livello nazionale. Perché no?(Foto B. Paura)
Prof. Bruno Paura
Docente di Botanica Forestale e Ecologia del Paesaggio ed Aree Protette, Università degli Studi del Molise