A Campobasso, a Palazzo S. Giorgio nella Sala del Consiglio comunale, si è tenuto un incontro sulle leggi elettorali, da quella nazionale con cui si voterà alle prossime elezioni politiche del 4 marzo alla legge regionale con cui sarà eletto il prossimo Consiglio e il Presidente della Regione.
“Chiediamo che il Consiglio regionale si riunisca al più presto per l’abrogazione o, in subordine, la modifica della legge elettorale e indica le consultazioni nella data del 4 marzo. Inoltre, se non sarà rispettato l’election day e il provvedimento sarà dichiarato incostituzionale, ci sarà l’ennesimo spreco di denaro pubblico che la Regione dovrà restituire ai cittadini”. Lo ha detto il presidente del Consiglio comunale di Campobasso, Michele Durante, che ha presieduto l’incontro pubblico dal titolo “La via incostituzionale delle leggi elettorali: dal Porcellum alla legge regionale del Molise”. “Da Campobasso – ha continuato il presidente dell’assise civica del capoluogo di regione – parte il ricorso per adesione alla Corte Costituzionale contro la legge elettorale nazionale conosciuta con il nome di ‘Rosatellum’ ed è ormai pronto anche quello contro la legge elettorale regionale. Una Regione che è stata inadempiente anche quando non ha rispettato la sua stessa legge, la numero 16 del 2011, che dava mandato alla giunta di intervenire in emergenza per effettuare le bonifiche ambientali, in particolare nelle aree inquinate del basso Molise e del venafrano”.
Il dottor Michele Barone, già portavoce dei comitato per il NO al referendum costituzionale, ha evidenziato che “le riforme elettorali degli ultimi anni si sono fondate sull’esaltazione del ruolo del capo e le sentenze della Consulta 1/2014 e 35/2017, che hanno dichiarato incostituzionali il Porcellum e l’Italicum, hanno sancito che il premio di maggioranza non deve essere assegnato se la lista o la coalizione che arrivano prime non raggiungono una certa soglia perché in questo modo si vìola il comma 2 dell’articolo 48 della Costituzione che afferma l’egualità del voto”. Sulla legge elettorale regionale, Barone ha rilevato che “è stato abolito il voto disgiunto; la soglia di sbarramento per la lista non coalizzata del 10% è troppo elevata considerando che per le liste coalizzate è appena del 3% e circa 25mila cittadini non verrebbero rappresentati con questa differenza di sbarramento; è stato introdotto il collegio unico che, a ridosso delle elezioni, non dà la possibilità al candidato di farsi conoscere sul territorio e ai cittadini di conoscerlo e si favorisce così il consigliere uscente che ha avuto 5 anni per girare l’intera regione”.
Infine, il parlamentare dei Socialisti in Movimento, Angelo Sollazzo, si è concentrato per lo più sull’aspetto politico della legislatura appena trascorsa “con un governo che si è detto di sinistra e ha fatto politiche di destra copiando e attuando il programma di Berlusconi”. In particolare “non può essere di sinistra abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, approvare il Jobs Act che recepisce quasi integralmente le proposte di Confindustria e favorire soltanto le grandi imprese come la Fiat di Marchionne. Alle prossime elezioni – ha concluso Sollazzo – i Socialisti ci saranno sia se dovessero confluire nella lista unica di sinistra sia da soli perché la politica italiana non può rimanere senza una cultura storica come quella socialista che si è rivolta ai molti e non ai pochi al contrario delle ultime politiche liberiste portate avanti dai vari governi”.
Ha partecipato l’Avv. Felice Besostri, Coordinatore degli Avvocati Antitalikum le cui azioni legali hanno portato a 22 ricorsi di 5 approdati in Corte Costituzionale contro la legge elettorale Italicum (n. 52/2015) che il 25 gennaio del 2017 ha accolto l’annullamento del premio di maggioranza in seguito a ballottaggio con la sentenza n. 35/2017.