Il nostro cuore pompa circa 8-9.000 litri di sangue al giorno, adattandosi alle necessità dell’organismo e rallentando il ritmo quando si è a riposo, o accelerandolo durante uno sforzo. Ha pertanto bisogno delle nostre attenzioni e delle nostre cure, per evitare malattie che ne compromettano l’efficienza. Come ci si deve comportare? A queste e altre domande hanno risposto gli specialisti intervenuti nel corso del convegno che si è svolto lo scorso martedì 22 novembre 2016 presso la Parrocchia di San Giovanni. Dopo i saluti del Parroco, Padre Giammaria Apollonio, e l’incisiva riflessione spirituale di Padre Antonio Napolitano, ha introdotto i lavori il Direttore Generale della Fondazione, dottor Mario Zappia, che ha ricordato l’impegno della Fondazione sui temi della prevenzione. In particolare il progetto “Prevenzione nella tua città” ha offerto a migliaia di cittadini la possibilità di effettuare controlli gratuiti per prevenire le malattie oncologiche e cardiovascolari, raggiungendo numeri eccezionali.
“Queste attività non rientrano nei compiti Istituzionali della Fondazione”, commenta il Direttore Generale “ma sappiamo quanto è importante fare prevenzione, per questo abbiamo deciso di promuovere anche queste iniziative, facendoci carico di tutti gli oneri. Siamo una Istituzione cattolica non profit e non agiamo secondo logiche di profitto. Il nostro unico obiettivo è offrire servizi di qualità alla popolazione. Ringrazio tutti i professionisti che, fuori dall’orario di servizio, offrono parte del proprio tempo libero per questi progetti”, ha concluso il Direttore.
Numerosi i partecipanti, la sala conferenza della Parrocchia era piena. Il forte legame della realtà ecclesiale con l’Università Cattolica, che si consolida negli anni, è uno degli elementi costitutivi dell’Ateneo, che si conferma un’Istituzione radicata sul territorio e molto amata dalla popolazione molisana.
Hanno relazionato sull’argomento il dottor Michele Roesler e il dottor Nicola Testa, entrambi cardiochirurghi del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari della Fondazione, diretto dal dottor Carlo Maria De Filippo. Gli specialisti hanno ricordato, come prima cosa, che occorre innanzitutto evitare i cosiddetti “fattori di rischio cardiovascolare”: un elevato tasso di colesterolo, alti valori della pressione arteriosa, il fumo di sigaretta, il sovrappeso e l’obesità, la sedentarietà, il diabete.
Per questo è fondamentale la prevenzione, che in ambito cardiologico si distingue in: prevenzione primaria, che mira a modificare lo stile di vita (le abitudini, la dieta, l’attività fisica) di tutti i soggetti a rischio di eventi cardiovascolari; prevenzione secondaria, come costante e corretta attività di riabilitazione che si attua in tutti i soggetti che hanno avuto un evento cardiovascolare e che mira ad una corretta quantificazione del danno, ad una ottimizzazione della terapia medica e alla modifica dei fattori di rischio e dello stile di vita
I fattori di rischio cardiovascolare sono rappresentati da tutte quelle condizioni proprie di ciascun individuo che aumentano la sua probabilità di avere una malattia del cuore o dei vasi.
Esistono fattori di rischio costituzionali, non modificabili: Età: il rischio aumenta con l’aumentare degli anni, perché il tempo “usura” la pompa cardiaca e il sistema vascolare. Sesso: i maschi hanno un rischio cardiovascolare superiore rispetto alle donne (in età fertile). Ciò è dovuto a diverse ragioni, la più importante è l’effetto protettivo esercitato dagli ormoni femminili, gli estrogeni, su cuore e vasi. Tuttavia la probabilità di ammalarsi nelle donne in menopausa, è simile a quella degli uomini. Familiarità: la presenza di malattie di cuore nei genitori, nei fratelli o nei parenti stretti è un po’ lo specchio delle proprie caratteristiche genetiche; va però sottolineato che la predisposizione ad ammalarsi può anche non essere stata trasmessa dai propri antenati.
Esistono anche fattori di rischio modificabili, sui quali si può agire, adottando provvedimenti idonei che permettono di prevenire e ritardare la comparsa della malattia e di attenuarne la gravità e le conseguenze. Sono infatti le spie sul cruscotto del cuore.