«La sapienza liberò dalle sofferenze coloro che la servivano» (Sap 10,9). La prima Lettura ci ha ricordato le caratteristiche della sapienza divina, che libera dal male e dall’oppressione quanti si pongono al servizio del Signore. Egli, infatti, non è neutrale, ma con la sua sapienza sta dalla parte delle persone fragili, discriminate e oppresse che si abbandonano fiduciose a Lui. Questa esperienza di Giacobbe e di Giuseppe, narrata nell’Antico Testamento, fa emergere due aspetti essenziali della vita della Chiesa: è un popolo che serve Dio ed è un popolo che vive nella libertà donata da Lui.
Anzitutto noi siamo un popolo che serve Dio. Il servizio a Dio si realizza in diversi modi, in particolare nella preghiera, nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità. E sempre l’icona della Chiesa è la Vergine Maria, la «serva del Signore» (Lc 1,38; cfr 1,48). Subito dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo e aver concepito Gesù, Maria parte in fretta per andare ad aiutare l’anziana parente Elisabetta. E così mostra che la via privilegiata per servire Dio è servire i fratelli che hanno bisogno.
Alla scuola della Madre, la Chiesa impara a diventare ogni giorno “serva del Signore”, ad essere pronta a partire per andare incontro alle situazioni di maggiore necessità, ad essere premurosa verso i piccoli e gli esclusi. Ma il servizio della carità siamo chiamati tutti a viverlo nelle realtà ordinarie, in famiglia, in parrocchia, al lavoro, con i vicini…
La testimonianza della carità è la via maestra dell’evangelizzazione. In questo la Chiesa è sempre stata “in prima linea”, presenza materna e fraterna che condivide le difficoltà e le fragilità della gente. In questo modo, la comunità cristiana cerca di infondere nella società quel “supplemento d’anima” che consente di guardare oltre e di sperare.
È quello che anche voi, cari fratelli e sorelle di questa Diocesi, state facendo con generosità, sostenuti dallo zelo pastorale del vostro Vescovo. Vi incoraggio tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici, a perseverare su questa strada, servendo Dio nel servizio ai fratelli, e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. È necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari.
Dunque la Chiesa è il popolo che serve il Signore. Per questo è il popolo che sperimenta la sua liberazione e vive in questa libertà che Egli le dona. La libertà anzitutto dal peccato, dall’egoismo in tutte le sue forme: la libertà di donarsi e di farlo con gioia, come la Vergine di Nazareth che è libera da sé stessa, non si ripiega sulla sua condizione – e ne avrebbe ben avuto il motivo! – ma pensa a chi in quel momento ha più bisogno. E’ libera nella libertà di Dio, che si realizza nell’amore.
Questa è la libertà che, con la grazia di Dio, sperimentiamo nella comunità cristiana, quando ci mettiamo al servizio gli uni degli altri. Allora il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità e la comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza, dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele. Anche nelle nostre comunità infatti non mancano atteggiamenti negativi, che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi. Ma Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale, come abbiamo proclamato nel Salmo responsoriale: «Sei tu il mio aiuto e la mia liberazione». Per questo i discepoli del Signore, pur rimanendo sempre deboli e peccatori, sono chiamati a vivere con gioia e coraggio la propria fede, la comunione con Dio e con i fratelli, e ad affrontare con fortezza la fatiche e le prove della vita.
Cari fratelli e sorelle, la Vergine Santa, che venerate in particolare col titolo di “Madonna della Libera”, vi ottenga la gioia di servire il Signore e di camminare nella libertà che Egli ci ha donato. Maria vi aiuti ad essere Chiesa materna, accogliente e premurosa verso tutti. Ella sia sempre accanto a voi, ai vostri malati, ai vostri anziani, ai vostri giovani. Per tutto il vostro popolo sia segno di consolazione e di sicura speranza.
Omelia del Santo Padre durante la Santa Messa all’ ex Romagnoli
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