di Massimo Dalla Torre
Il Molise, contrariamente a quanto si crede, e’ una regione ricca di storia, tant’è che vestigia di un passato illustre quasi quotidianamente vengono alla luce e fanno si che la ventesima regione dello stivale possa stare al fianco di realtà falsamente più blasonate.
E’ di queste ore l’annuncio dato durante la conferenza stampa tenutasi a palazzo Iapoce, sede della sovraintendenza ai beni archeologici e architettonici di alcune scoperte importanti che pongono un accento su quello che è il Molise antico.
Infatti, nel corso dei lavori di scavo del metanodotto Larino – Chieti, il cui tracciato interessa sette comuni molisani a ridosso della costa adriatica, sono stati riportati alla luce una serie di siti che consentiranno di riscrivere la storia di chi abitava in questi territori con un arco temporale che va dalla preistoria al medioevo caratterizzato da ricche tombe principesche, insediamenti produttivi e abitativi, sistemazioni del paesaggio agrario e ambientale. Tutte vestigia che offrono un quadro variegato alla cui base ci sono stati contatti e scambi culturali tra popolazioni che hanno dato un’impronta importante alla nostra regione.
Ad arricchire ulteriormente l’immenso patrimonio storico-archeologico il rinvenimento ad Altilia l’antica Saepinum romana nei pressi del foro del basamento di un tempio datato inizio del I° secolo d.c. che, si inserisce nell’ambito del grande progetto urbanistico di età augustea. Gli scavi della parte antistante dell’edificio hanno inoltre consentito di ricostruire le vicende legate all’abbandono della struttura dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, tant’è che l’area, prima fu trasformata in necropoli e subito dopo i materiali del tempio furono reimpiegati nella costruzione delle vicine casette rurali che sono ancora visibili e che sono la testimonianza di archeologia rurale.
Inoltre, gli archeologi, hanno eseguito approfonditi studi sugli ambienti sotterranei del tempio, individuando non solo le fasi preromane ma anche quelle prettamente geologiche. Il tutto, inserito in un progetto che terminerà molto probabilmente il prossimo anno a conclusione dello scavo.
In questo modo, si procederà alla sistemazione dei percorsi già presenti nell’antico insediamento romano, inserendo il tempio all’interno dell’area di visita della città che prese il posto della temibile fortezza sannita situata in località Terravecchia in montagna di cui rimangono tracce evidenti anche se necessiterebbe un approfondimento degli scavi per riportare alla luce quello che si oppose all’imperialismo delle aquile romane che, vinsero, si, ma che consegnarono alla storia il coraggio di un popolo che ancora oggi fa sentire la sua presenza attraverso testimonianze ancora da scoprire nella loro interessa e soprattutto valenza.