di Massimo Dalla Torre
Mancano pochi giorni e Campobasso, anzi i Campobassani, quelli doc, ci scusiamo con quelli che sono venuti ad abitare nella nostra città da qualche anno, si stanno preparando a suggellare nuovamente il patto con Paolo Saverio Di Zinno ideatore dei misteri.
Un patto che affonda le radici nel 1700, quando la nostra città racchiusa nelle sei porte al calar del ombre, come direbbero i retori, era la fucina di artigiani sempre pronti a dare sfogo al loro ingegno pur di portare in alto lo stendardo della nostra comunità. Un patto che straordinariamente il 2 dicembre si rinnoverà.
Un patto che, in occasione del trecentesimo compleanno di Paolo Saverio Di Zinno, ideatore dei sacri ingegni, permetterà di assistere nuovamente alla sfilata dei misteri veri e propri capolavori di plasticità ondeggiante, nonostante siano passati i secoli, tanto da ammaliare ancora una volta. Un patto che spersonalizza chi vuole a tutti i costi strumentalizzare un avvenimento che secondo gli studiosi, non sono parole nostre, rappresenta una della nove feste più importanti del mondo. Un patto che si rinnoverà domenica pomeriggio a testimoniare come la tradizione valica qualunque riserva mentale, e in questo caso ve ne sono.
Eppure c’è qualcuno che continua a remare contro, ma questa è un’altra storia di cui ci riserviamo di scrivere. Un patto che, andando a visitare il museo dei misteri, si tocca con mano e che mette in evidenza come l’amore per le cose di un tempo rende viva la tradizione senza timore che quest’ultima possa passare nel dimenticatoio. Un patto fatto di rinunce e sacrifici. Un patto che lancia ancora una volta un segnale forte a quanti con scetticismo tacciano l’avvenimento di estremo provincialismo, senza sapere che il provincialismo è l’humus della tradizione. Ecco perché i Campobassani quelli della città abbarbicata ai piedi del Castello Manforte, non rinunceranno per nessun motivo alla sfilata dei misteri che nacquero dall’estro creativo di Di Zinno autore di statue sacre che ancora si possono ammirare in molte chiese sia Molisane, Pugliesi e Campane.
Un artista che, nella semplicità più disarmante, volle dar vita ai contenuti di fede, interpretando i sentimenti dei suoi concittadini, e che prese l’ispirazione da alcuni disegni del Brunelleschi, almeno questo si narra negli annali. Un ispirazione che richiama alla mente tutta una serie di considerazioni che difficilmente possono essere capite e concepite da chi non si sente parte integrante di questa manifestazione amata ed odiata nel contempo, ma sempre viva. Un ispirazione che la si comprende anche soltanto guardando gli scheletri dei misteri che una volta spogliati dal loro simbolismo dialogano tra loro nel silenzio più assordante a testimoniare che la freddezza del materiale con cui sono stati costruiti sprigiona una forza che nessuno potrà contrastare.
Una forza che, con orgoglio, a quanti snobbano il significato intrinseco dei misteri lancia una sfida consapevoli di vincerla, anche perché la competizione è persa in partenza. Una forza che nasce da piccoli gesti, anche quelli più scontati che potrebbero sembrare banali, inutili sotto certi aspetti, senza sapere che il loro “routinario” rinnovarsi ne rafforzano il significato e l’animus. Ecco la ragione per cui il patto non finirà mai di essere suggellato; anche perché se non lo si rispettasse più tradirebbe la campobassanità su cui si basa e questo i campobassani non lo permetteranno mai.